30/01/2013

L’America in marcia per la Vita

A 40 anni dalla sentenza Roe vs. Wade che sancì la legalità dell’aborto negli USA

Il 25 Gennaio a Washington 300mila persone, i “Pellegrini per la Vita”, provenienti da tutti gli Stati d’America e appartenenti ai diversi movimenti pro life, si sono messe in marcia (come fanno ogni Gennaio da 35 anni) dal centro del Parco dei monumenti verso la Corte Suprema. Quest’anno la Marcia ha avuto un significato in più: esattamente quarant’anni fa la Suprema Corte pronunciò una delle sentenze più discusse e controverse della sua storia, legalizzando l’aborto negli Stati Uniti. Nel 1973 due donne americane, chiamate convenzionalmente con gli pseudonimi Jane Doe e Roe Wade, ricorsero separatamente alla Corte Suprema per chiedere il diritto ad abortire adducendo rispettivamente due motivazioni: in un caso che la donna fosse stata stuprata, nell’altro che la donna aveva sempre desiderato l’aborto come sua prima scelta. La Corte accolse le richieste abolendo tutte le restrizioni statali sull’aborto ed estendendo il diritto ad abortire a tutti i nove mesi della gravidanza.
Quarant’anni dopo, però, a partire dall’inchiesta del sito Internet americano LifeSiteNews, sono venute alla luce tutte le bugie e i fraintendimenti alla base della sentenza, mediante lo sfruttamento di due donne giovani e indigenti, pertanto deboli e psicologicamente fragilissime. Anzitutto nessuna delle due donne fortunatamente ha poi abortito, anzi: sono entrambe attiviste pro life. Ma la stessa Sandra Cano (alias Mary Doe) ha chiesto ufficialmente di sovvertire le sentenze, sostenendo che tutto si è basato su una grande bugia: nel 1970 Sandra aveva 22 anni, aspettava il quarto figlio, aveva perso la custodia di due figli e aveva adottato il terzo. Soprattutto non voleva né chiedeva l’aborto, ma fu indotta a firmare un affidavit  sull’aborto solo per ottenere il divorzio da suo marito e riottenere la custodia dei suoi due bambini. La battaglia legale della Sig. ra Cano è iniziata nel 2003, in un primo tempo fallita e ora ripresa con decisione poiché, come lei stessa dichiara, ella fu “fraudolentemente usata dal sistema della Corte per portare l’aborto in America”. Come fraudolenta fu la bugia di Norma McCorvey (alias Jane Roe) che in realtà non fu mai stuprata: “Sono stata persuasa da avvocati femministi a mentire, a dire che ero stata stuprata e che avevo bisogno di un aborto. Ma era tutta una bugia. E da allora oltre 50 milioni di bambini sono stati uccisi. Mi porterò questo peso nella tomba”.
Il più grande crimine contro l’Umanità, a causa del quale sono già morte 56 milioni di persone, è basato su un enorme e indegno imbroglio. Sarà finalmente ora di rivedere la legislazione e mettersi, non solo culturalmente, ma anche politicamente in marcia contro l’omicidio più grande e più lungo del mondo? Non possiamo assolutamente più aspettare: negli USA, in Italia, ovunque. A meno di non portare tutti non nella tomba, ma fin d’ora, il peso di non aver fatto niente, almeno tutto il possibile, per evitarlo.

di Federica Mancinelli

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