30/04/2019

Le manine europee e la violenza contro le donne

Nei giorni scorsi ha rischiato di franare la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla violenza sulle donne e gli stupri come strumenti di guerra. La Presidenza di turno tedesca aveva chiamato i due Premi Nobel per la Pace Nadia Murad e Denis Mukwege, oltre alla attivista libica Inas Moluod e all’avvocato Amal Clooney per perorare la causa.

Tuttavia la bozza di proposta di risoluzione circolata, preparata dalle manine europee, introduceva un richiamo ai diritti sessuali e riproduttivi (aborto) che nulla aveva a che fare con la risoluzione stessa. A questa bozza Russia, Cina e Stati Uniti si erano opposti, con i primi due Stati che avevano addirittura presentato una proposta di Risoluzione alternativa chiedendo di espellere la formulazione contestata o minacciando l’astensione. Gli Usa avevano invece minacciato il veto. Alla fine, le manine europee sono state mozzate, la Risoluzione è stata adottata dopo lo stralcio del riferimento alla necessità, per gli organismi delle Nazioni Unite e i donatori, di fornire tempestivamente assistenza «sulla salute riproduttiva» ai sopravvissuti alla violenza sessuale nei conflitti. Dopo il voto, l’ambasciatore francese delle Nazioni Unite, Francois Delattre, ha chiarito i contorni della ‘trappola abortista europea’, dichiarando a chiare lettere : «È intollerabile e incomprensibile che il Consiglio di sicurezza non sia in grado di riconoscere che le donne e le ragazze che hanno subito violenze sessuali in conflitto – e che ovviamente non hanno scelto di restare incinte – dovrebbero avere il diritto di interrompere la gravidanza».

Il testo adottato martedì ribadisce l’importanza dell’impegno del Consiglio per le risoluzioni del 2009 e del 2013, introducendo anche un riferimento al lavoro del Tribunale penale internazionale nella lotta contro i crimini più gravi contro donne e ragazze. Prima del voto, il signor Cohen ha dichiarato al Consiglio di sicurezza: «Nessuno di noi può voltare le spalle a questo problema, con la Risoluzione si richiede il coinvolgimento di tutti gli stati membri e delle Nazioni Unite per sostenere gli sforzi di coloro che combattono per proteggere le donne, fornire responsabilità e sostenere i sopravvissuti».

Tredici membri del consiglio hanno votato a favore della risoluzione, mentre Russia e Cina si sono astenute per una serie di preoccupazioni e hanno anche diffuso la loro bozza di testo alternativo, che non hanno messo però ai voti. «Per favore, non provarci nemmeno a dipingerci come oppositori della lotta contro la violenza sessuale in conflitto. La nostra posizione su questo tema rimane ferma e inflessibile, questa piaga deve essere eliminata», ha detto l’ambasciatrice russa dell’Onu Vassily Nebenzia. Un buon finale e una buona e ferma Risoluzione di cui tutti, le donne in primis, dovrebbero essere felici. Unici scornati gli abortisti e quelle manine europee che ancora sembrano non aver capito che Trump non è solitario in questa battaglia pro vita.

Luca Volontè

Fonte: IrishTimes

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