07/08/2018

L’ecografia prima dell’aborto è una “barriera”?

Negli Stati federati USA esistono diverse leggi  che pongono limiti all’aborto, come ad esempio l’House Enrolled Act (HEA) n. 1337 dello Stato dell’Indiana, che impone ai medici abortisti di offrire alle donne l’opportunità di vedere, tramite l’ecografia a ultrasuoni, le immagini del loro bambino prima di procedere all’ aborto.

È una possibilità per le donne, non un obbligo. Il 25 luglio la Corte d’Appello del 7° distretto ha promulgato un’ingiunzione preliminare contro la legge. Ilana Rovner, uno dei giudici distrettuali estensori del provvedimento, a proposito della facoltà di vedere l’ecografia prima dell’aborto, ha scritto: «Le donne, come tutti gli esseri umani, sono creature intellettuali con la capacità di ragionare, considerare, meditare e mettere in dubbio le proprie idee e quelle degli altri. Il modo usuale con cui cerchiamo di persuadere sono le parole, non le barriere».

Un’osservazione del genere, inserita da un giudice in un atto ufficiale, oltre che poco professionale (perché ironica e pleonastica), è già indicativa del retroterra culturale del pubblico ufficiale e del suo approccio alla questione. Quanto alle “barriere”, abbiamo ricordato altrove come in realtà esse siano l’ultima arma legale a disposizione dei pro life prima dell’obiezione di coscienza: se non è possibile abrogare una legge ingiusta, che si cerchi di renderne ardua l’applicazione. Senza considerare che proprio le “barriere” (ma la possibilità di vedere – volontariamente – l’ecografia è davvero una barriera? O serve a far maturare una scelta più consapevole, e quindi davvero libera?) hanno molto spesso salvato  la vita dei nascituri (e delle madri stesse) per aver favorito la riflessione.

La Rovner, poi, ha anche criticato l’opuscolo informativo (sempre richiesto dalla legge) previsto come requisito del consenso informato all’aborto, per l’affermazione secondo cui «la vita fisica umana inizia quando un ovulo umano viene fecondato da un spermatozoo umano»; «un’asserzione», osserva la Rovner, «dibattuta tra scienziati, leader religiosi e bioeticisti». Certo, se pensiamo alla decisione politica (in senso stretto) dell’OMS, di indicare l’annidamento dell’embrione nell’utero come inizio della gravidanza, allora si può pensare a un dibattito. Se usiamo anche solo il buonsenso (suffragato da tutta la letteratura scientifica), sappiamo che l’inizio della vita umana è il concepimento. Verrebbe da domandare, a questo punto: se anche fosse vero che l’inizio della vita è una questione è così “dibattuta”, come mai tutti, anche i pro choice, riconoscono che l’aborto è un “dramma” e una “scelta difficile”? Espellere un grumo di cellule dall’organismo è forse un dramma?

Ovviamente Planned Parenthood di Indiana e Kentucky (PPINK) e l’American Civil Liberties Union (ACLU) dell’Indiana hanno celebrato la sentenza in un comunicato stampa.
Naturale: come campano senza aborti?

Vincenzo Gubitosi

Fonte:
LiveAction

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