28/02/2013

L’ignoranza di storia e scienza genera mostri

La vicenda dei “vescovi tedeschi e la pillola del giorno dopo” è decisamente grave e ha un valore che va oltre il fatto stesso, ovvero la somministrazione o meno nelle strutture sanitarie cattoliche di pillole contraccettive (abortive) a donne che hanno subito una violenza sessuale.

Da un punto di vista della dottrina morale, infatti, la posizione dell’episcopato non fa una grinza, eppure giunge a una conclusione gravemente sbagliata. Come mai? Nella migliore delle ipotesi è mancanza di conoscenza delle basi scientifiche e storico-politiche, e ignoranza delle posizioni ideologiche che influenzano entrambe.

Partiamo dalla questione storico-politica: la definizione di contraccezione d’emergenza data alla pillola del giorno dopo ha un’origine che dovrebbe immediatamente mettere in guardia. Essa infatti si colloca nel quadro dei mezzi di controllo delle nascite distribuiti dalle agenzie dell’Onu e dalle organizzazioni non governative a esse associate. Vale a dire che lo scopo è anzitutto la penetrazione in quei paesi che mantengono il divieto di aborto nella loro legislazione ma permettono la contraccezione; e inoltre ne permette la diffusione tra le adolescenti evitando di informare i genitori, il cui consenso sarebbe invece necessario nella maggior parte dei paesi in caso di aborto.

C’è dunque un progetto ideologico ben definito dietro la diffusione della pillola del giorno dopo, tanto che si è formato anche un “Consorzio” per la sua diffusione formato da diverse agenzie internazionali. Insomma, a nessuno sfugge la potenzialità abortiva del farmaco ma con la definizione di “contraccezione”, per quanto d’emergenza, se ne permette la diffusione laddove altrimenti sarebbe  vietata.

Ignorare questa origine, da parte dei vescovi è una colpa grave che fa cadere anche loro nella trappola, e apre nella Chiesa quel varco all’uso di metodi potenzialmente abortivi che può provocare facilmente scivolamenti peggiori. Senza considerare gli effetti mediatici della decisione: si possono fare tutti i distinguo e le precisazioni che si vuole, da oggi per tutto il mondo “la Chiesa apre alla pillola del giorno dopo”.

C’è poi una questione più ampia che riguarda le basi scientifiche, o meglio il rapporto tra norme morali e le conoscenze scientifiche per applicarle. Il caso dei vescovi tedeschi ci mostra chiaramente che anche una affermazione corretta della norma morale può portare a una applicazione gravemente erronea se non si conosce bene la realtà. Giustamente il nostro Renzo Puccetti e anche i vescovi spagnoli (vedi articolo in Primo piano) chiedono all’episcopato tedesco di chiarire quali sono le loro fonti scientifiche in base alle quali hanno preso quella decisione. E sarebbe il caso che anche la Pontificia Accademia per la Vita si facesse carico di questa richiesta, più che legittima. Si scoprirebbe così con tutta probabilità che la documentazione scientifica di riferimento è ideologicamente orientata.

Qui la questione è molto più ampia, perché si applica a diversi campi che richiedono conoscenze scientifiche specifiche. Un esempio clamoroso degli ultimi anni è quello della climatologia, con interi episcopati che danno per scontata una certa visione catastrofista dei cambiamenti climatici che peraltro nasce da un approccio neo-pagano ed essenzialmente anti-cristiano e anti-umano. La si spaccia per scienza condivisa, ma lo è soltanto sui media non certo nella reale comunità scientifica. Anche qui c’è un grave peccato di superficialità, perché non è così difficile reperire informazioni almeno sulle molteplici posizioni esistenti in materia nell’ambito della comunità scientifica.

Sarà un caso ma anche sui temi ambientali, è l’episcopato tedesco che si distingue per le posizioni più discutibili che si basano su una scienza distorta e fortemente inquinata dall’ideologia.

Vista la crescente complessità delle materie in cui è richiesto un giudizio morale, e le conseguenze che comportano per il popolo cristiano e per le persone in generale, è dunque necessario che si cominci a prevedere che si giochi a carte scoperte, che si confrontino seriamente le conoscenze scientifiche disponibili e che i singoli episcopati o vescovi evitino fughe in avanti pensando di essere più intelligenti e brillanti degli altri.

di Riccardo Cascioli

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