12/11/2018

L’Irlanda, gli Usa e l’eterna lotta tra il Bene e il male

L’Irlanda si trova a dover raccogliere gli amari frutti del referendum che a maggio ha abolito l’Ottavo emendamento della loro Costituzione. Avranno l’aborto a richiesta, senza limiti, con una legge molto simile alla nostra 194/78. I deputati che hanno osato votare contro detta normativa sono stati “democraticamente” sospesi dal partito di appartenenza. È accaduto a Peadar Toibin e a Carol Nolan del Sinn Féin. La Nolan per risposta ha dato le dimissioni dal partito e sta cercando di limitare il danno fatto alla causa pro vita e per la salute delle donne, presentando emendamenti: che le madri che chiedono un aborto abbiano la possibilità di vedere l’ecografia e ascoltare il battito del cuore del figlio; che i medici siano obbligati ad adottare tutte le misure “appropriate e praticabili” per evitare di causare dolore al bambino durante l’aborto, e che sia prevista una dignitosa sepoltura dei poveri resti.

Tóibín, dal suo canto, ha dichiarato che la difesa della vita è più importante della conservazione di qualsiasi posto di lavoro e ha ricordato che persino i deputati della Germania Est, che sempre dovevano votare secondo gli ordini di scuderia del Partito Comunista, hanno avuto libertà di coscienza su una questione: l’aborto. Intanto centinaia di medici hanno firmato una petizione all’Irish College of General Practitioners, denunciando la loro viva preoccupazione per il fatto che la legge, in Irlanda, non prevede il diritto all’obiezione di coscienza in quanto li costringe a indicare alle donne che chiedono di abortire dove e come possono farlo.

Dall’altra parte dell’Oceano, invece, dove l’aborto legale è un dramma in atto da quasi mezzo secolo, l’amministrazione Trump ha emanato due regolamenti tesi proprio al fine di garantire la libertà di coscienza e la libertà religiosa. Gli americani non saranno più obbligati a pagare l’aborto e le pillole abortive che vengono spacciate per contraccettive, nei piani di assicurazione sanitaria che devono essere offerti ai dipendenti.
Il Dipartimento di Salute e Servizi Umani (HHS) ha completato la regolamentazione iniziata qualche mese fa: l’Obamacare è sospeso in caso di obiezione di coscienza basata su “sincere credenze religiose”. Le piccole imprese e le organizzazioni non profit possono sollevare anche obiezione “morale” e non strettamente religiosa. Le nuove regole proteggono chiese, ordini religiosi, istituzioni educative non governative, e compagnie di assicurazione.
In due Stati, inoltre, Alabama e Virginia dell’Ovest, in occasione delle recenti elezioni di midterm sono stati tenuti dei referendum costituzionali in cui la netta maggioranza dei cittadini ha introdotto nelle leggi fondamentali degli stati federati delle norme che impegnano i governi nella tutela della vita fin dal concepimento: non esiste diritto all’aborto e quindi – soprattutto – non esiste dovere dei cittadini di contribuire alle spese per gli aborti attraverso le imposte.

La vicenda dell’Irlanda suscita spontaneo il saggio detto che è inutile chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti: un’amara verità. Che però non deve indurre allo scoraggiamento e all’inerzia. Deve invece infonderci coraggio il fatto che – nonostante le vittorie della cultura della morte a volte sembrino schiaccianti e definitive, come negli Stati Uniti dal ’73 in qua – le persone di buona volontà continuano a combattere e non si arrendono al male. I risultati, come insegna sempre l’America, arrivano. Quindi facciamoci coraggio, anche noi in Italia. Perché alla fine possiamo star certi che il bene vince. Sempre.

Francesca Romana Poleggi

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