07/10/2018

Lo strano caso dei pro life in cerca di una legge sull’aborto

In Canada opera un’associazione pro life dal nome decisamente insolito, We need a law (Abbiamo bisogno di una legge – sottinteso: “sull’aborto”), che si prefigge lo scopo di ottenere dal legislatore una regolamentazione della procedura in linea con gli “standard internazionali”, affinché i nascituri ricevano quel minimo di tutela che le leggi degli altri Paesi “civili” assicurano. Ci spieghiamo meglio. Nel 1988 la Corte Suprema determinò l’abrogazione della legge allora esistente per liberalizzare l’aborto; da quel momento, com’è accaduto in molti altri Paesi tra cui il nostro, il Parlamento avrebbe programmato di legiferare in materia per colmare il vuoto normativo che si era formato. Ad oggi ancora non c’è stato nessun intervento. Risultato? In Canada l’aborto è “legale di fatto” (espressione che dovrebbe far rabbrividire qualunque studente di giurisprudenza del primo anno), in ogni circostanza o momento della gravidanza.

Recentemente l’organizzazione WNAL si è mobilitata con una massiccia campagna pubblicitaria per informare i cittadini canadesi (in gran parte all’oscuro dei risvolti sociali di questo fatto) che «il Canada non ha una legge sull’aborto» (così recitano i manifesti pubblicati). Advertising Standards Canada, l’ente che applica la normativa canadese degli standard pubblicitari, dopo i reclami presentati dall’Abortion Rights Coalition of Canada, ha decretato che il tabellone pubblicitario contravviene alla legge. Tabitha Ewert, consulente legale di We Need a Law, ha subito sottolineato che questa decisione fa parte «di una serie di sentenze nel corso degli anni che sembrano mostrare la propensione a essere utilizzate dagli attivisti dell’aborto per censurare le organizzazioni pro life».

Senza mettere in dubbio le buone intenzioni degli attivisti coinvolti, dobbiamo, nostro malgrado, ammettere una certa difficoltà nel riconoscere integralmente a questa battaglia il titolo di pro life… Basta una rapida occhiata alle FAQ del sito per capirlo.
Alla domanda: «Il Canada non ha già qualche tipo di regolamentazione dell’aborto?», l’associazione risponde: «No. Vorremmo che l’avesse (sic!), ma attualmente è un far west dove ogni bambino può essere abortito in ogni momento della gravidanza, per qualunque ragione, senza ripercussioni legali». Il motivo di questo approccio è spiegato meglio più avanti: «Se crediamo che la vita abbia inizio al momento del concepimento, crediamo anche che proteggere alcuni sia meglio che non proteggere nessuno. Ad esempio, se potessimo sostenere con successo una legge che vieta l’aborto dopo il primo trimestre, potremmo potenzialmente salvare più di 12.000 bambini all’anno in Canada».

Duole dirlo, ma alla base di questa battaglia c’è il solito equivoco che confonde la dottrina del male minore con quella del bene possibile: moralmente il male non può mai essere scelto per far sì che ne derivi un bene, può essere solo tollerato. La tolleranza, però, presuppone che il male esista già, prodotto da una causa alla quale noi non abbiamo contribuito. Perciò diverso è il caso di una legge abortista già esistente che si cerca di limitare appoggiando interventi restrittivi; ma auspicare la normazione dell’aborto per limitare il numero di aborti non denota un approccio moralmente corretto alla bioetica. Ci auguriamo che gli amici di We need a law ne prendano presto coscienza.

Vincenzo Gubitosi

Fonte: LifeNews

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