31/03/2016

L’Organizzazione Mondiale degli Psichiatri è gay-friendly. E tu?

Essere gay-friendly.

Pare essere questo l’imperativo della nostra società, pena la bollatura pubblica quale ‘omofobo’, ‘integralista’, ‘oscurantista’, eccetera per chiunque non si adegui a questo diktat tanto politically correct, quanto inadeguato.

Si vorrebbe far passare il concetto che essere gay sia normale. Anzi, che sia una condizione quasi desiderabile, visto l’enorme potere delle Lobby Lgbt.

La macchina di diffusione della propaganda gay lavora dunque a pieno regime e, così facendo, continua a mietere vittime.

Vittime che sono costituite dalle stesse persone con tendenza omosessuale, che non vengono aiutate a compiere un percorso che li porti alla piena realizzazione della loro vita, e da tutte le persone che si allineano – più o meno consapevolmente – alla corrente gay-friendly.

Ma vittime che sono anche figurativamente incarnate dal rigore scientifico, oramai sepolto sotto la coltre dell’ideologia; dalla famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna; dal diritto dei bambini ad avere un padre e una madre; e dal (sempre più flebile) diritto alla libertà di pensiero e di espressione.

L’ultima notizia gayfriendly sul panorama internazionale riguarda la pubblicazione, da parte dell’Organizzazione Mondiale degli Psichiatri (WPA), di un documento contenente una serie di Azioni – naturalmente di carattere inclusivo e relativista – sul tema dell’orientamento sessuale.

bocca_gay_omosessualità_arcobalenoSenza entrare nel merito dei punti programmatici della WPA, elencati sul loro sito, quel che preme evidenziare è il concetto di fondo da cui tale pronunciamento prende avvio, il fine dichiarato per cui è stato redatto e le possibili conseguenze che ne deriveranno.

In merito al primo punto amareggia leggere da parte di un’organizzazione che dovrebbe avere un’impronta scientifica l’affermazione secondo cui l’omosessualità sarebbe innata. Come abbiamo infatti già più volte visto, infatti, non esiste un gene che possa giustificare tale tendenza.

Il fine dichiarato di ridurre le disuguaglianze sociali, in seconda battuta, lascia altrettanto basiti: veramente c’è ancora qualcuno che, nel 2016, crede che le persone gay siano discriminate? E dove? Forse perché non vengono concessi loro diritti uguali a persone che sono in una condizione diversa, quale il diritto alla genitorialità? Ci spiace dover ribadire che questo atteggiamento non è discriminatorio, bensì basato sulla giustizia: condizioni diverse vanno trattate diversamente.

Infine, l’ultimo punto. Il documento della WPA, ahinoi, contribuirà a un’ulteriore omosessualizzazione della nostra società, con tutte le conseguenze che da questo scaturiscono e che raramente vengono debitamente considerate: crisi demografica, crisi educativa, stagnazione economica, indebolimento dei legami e conseguente aumento della fragilità degli individui... solo per fare qualche esempio.

La scienza non dovrebbe cedere ai ricatti dell’ideologia, ma rimanere fedele ai dati e alle evidenze. Essere gay non è normale, è una devianza. L’eterosessualità è normale ed è in ciascuno. Anche un gay può scoprire (o riscoprire) l’eterosessualità latente che porta in sé naturalmente (si veda, a titolo esemplificativo, l’operato di Courage, di cui anche ProVita ha recentemente parlato) e può risolversi a vantaggio della persona coinvolta e della società nel suo complesso.

Chi ha veramente a cuore il bene delle persone, qualsiasi sia la loro condizione o il loro orientamento sessuale, dovrebbe cercare di non farsi imbrigliare nelle colorate reti gay-friendly.

Teresa Moro

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.