12/02/2019

Mississippi, effetto pro life: la legge vieta l’aborto dopo il primo battito fetale

Sembra proprio una risposta alla legge terrificante approvata nello Stato di New York che rende possibile l’aborto fino all’ultimo giorno di gravidanza. La decisione è del candidato repubblicano Robert Foster, membro della camera bassa dello Stato del Mississippi, che ha dichiarato di voler introdurre una misura che renda vietato l’aborto, non appena il battito del cuore di un feto è individuabile, ovvero tra le sei e le otto settimane di gravidanza, unica eccezione è il caso in cui la mamma sia in pericolo di vita.

Ovviamente le dichiarazioni di Foster hanno suscitato grande scalpore soprattutto tra i vertici di Planned Parenthood, ci riferiamo a Aimee Lewis, responsabile della raccolta fondi per la Parenthood Greater Memphis Region Planned (Ppgmr) che ha parlato di legislazione “estrema” che vieterebbe l’aborto sempre, in quanto «la maggior parte delle donne non sa nemmeno di essere incinta a sei settimane» e dunque, secondo Lewis, non sarebbero mai veramente libere di scegliere. Ma la risposta di Foster non è tardata ad arrivare, il candidato ha infatti sottolineato che caso mai, questo garantirebbe alle giovani donne che aspettano un bambino, di non essere sottoposte sin dall’inizio a continue pressioni per abortire. Spesso, infatti, l’aborto rientra nei programmi politici sotto l’espressione “salute riproduttiva”, come se la gravidanza fosse una malattia e l’unica a dover essere eventualmente “tutelata” (da cosa, poi?) debba essere la madre. Al contrario, ha affermato Foster, la sua intenzione è semplicemente quella di rendere il Mississippi, il posto più sicuro, in America, per un bambino non nato.

Una legge simile è stata firmata anche da Kim Reynolds, governatore dello Stato dell’Iowa. Si tratta di un provvedimento che impedisce, appunto, di praticare l’aborto solo dopo aver potuto auscultare il battito cardiaco del feto, eccezion fatta per gravidanze frutto di stupri o di incesto. Il governatore, che ha dovuto affrontare le chiassose proteste dei manifestanti raccolti davanti al suo edificio, mentre procedeva alla firma, ha mostrato una certa serenità di fronte alle difficoltà che gli si prospettano: «Sono consapevole e prevedo che ci saranno ricorsi in tribunale e che le Corti potrebbero anche sospendere la legge fin quando non raggiunga la Corte suprema».

Tutto ciò è la dimostrazione che la lotta all’aborto negli Stati Uniti non conosce tregua, merito in gran parte delle associazioni pro life americane, che grazie alla loro tenacia, a volte, ottengono inaspettati successi.

Manuela Antonacci

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