26/07/2013

No all’aborto e alla sperimentazione embrionale (dei gorilla però)

L’ultima trovata legislativa proviene dall’infelice penisola iberica, la quale sprofonda ancor più insieme alla mezzaluna dei Paesi Bassi nell’irrazionalità inumana di una società che non ha futuro.

Lo scorso febbraio il parlamento spagnolo ha varato una legge che vieta l’aborto dei cuccioli di gorilla e, contemporaneamente, impedisce la sperimentazione sugli embrioni dei suddetti primati. Un atto di grande sensibilità per i nostri amici animali i quali certamente hanno tirato un sospiro di sollievo per lo scampato gorillicidio. Tanto che un nutrito branco di primati aveva invaso Madrid e il loro portavoce aveva dichiarato alla stampa :«Siamo felici che il governo abbia riconosciuto il diritto di noi scimmie e tutti nella giungla stanno esultando, ma ora vorremmo che il governo, come promesso in campagna elettorale, proteggesse anche i nostri amici umani correggendo la legge sull’aborto ed eliminando la sperimentazione con cellule embrionali».

D’altra parte è bene ricordare che nel 2010 il governo Zapatero aveva approvato una legge che permette alle ragazzine fin dai sedici anni di abortire liberamente senza il permesso dei genitori e senza neanche che questi siano messi al corrente; inoltre dà la possibilità alle donne di far ricorso all’aborto entro le 14 settimane dal concepimento per qualsivoglia motivazione, entro la 22esima per gli interventi cosiddetti “terapeutici”. Una bella terapia di morte non si nega a nessuno.

Ignacio Arsuaga, capo branco dei gorilla manifestanti membri dell’Associazione per il Diritto alla Vita, dichiarò «Vogliamo che il governo protegga gli uomini e la loro vita fin dal concepimento così come protegge le scimmie». Sembra una scena del film “Il Pianeta delle scimmie” di J. Schaffner con il mitico Charlton Heston (unico uomo che si comporta da uomo), in cui sono gli uomini ad essere trattati come animali stupidi e senza intelletto. Con la differenza che nel film erano le scimmie a rivoltarsi contro di essi e a soggiogarli con la forza, mentre qui, nel mondo reale, sono gli stessi uomini che si sottomettono volontariamente alle scimmie alle quali, di per sé, non fregherebbe una mazza se i cuccioli degli uomini vengono ammazzati dai loro stessi genitori.

E’ il mondo alla rovescia in cui circolano ambulanze 118 per animali feriti, cuccioli di cane e di gatto vestiti come bambini in fasce e portati a spasso (l’ho visto con i miei occhi) dentro una carrozzina con tanto di cappottina parasole e in cui, parallelamente, nelle cliniche vengono soppressi i membri della specie umana per i motivi più disparati (non lo voglio, non è il momento, non ho tempo, non ho soldi, sono troppo giovane, sono troppo vecchia ecc…).

Stato ed enti locali si prodigano in campagne ed agevolazioni per il mantenimento di cani e gatti, sconti sulle pensioni estive per animali (pure le vacanze!) pur di non abbandonarli, cibi biologici a km 0 dal produttore al consumatore (cane) il quale apprezzerà particolarmente la carne bovina di prima scelta e le verdurine fatte lessare apposta per lui. E c’è da dire che questi prodotti non sono per nulla economici, però chissà perché per gli amici a quattro zampe i soldi si spendono, non così per i bambini in arrivo. Ugualmente i prodotti per i neonati, dai pannolini agli omogeneizzati, costano un occhio della testa. Lo sanno le giovani mamme che molto spesso per il nutrimento dei propri figli devono andare a risparmio o ricorrere ad associazioni di volontariato e sostegno come i CAV, non certo allo Stato che non dà sussidi in merito. Però un cane non è un «trauma psicologico», non lo si può uccidere né tantomeno abbandonare, per lui i sacrifici si fanno anzi, si devono fare.

Campagne contro la vivisezione e la sperimentazione animale per la lotta alle malattie degenerative umane e si, invece, alla sperimentazione embrionale umana, con la perdita del 90% degli embrioni prodotti. “In Italia dei circa 71mila embrioni di uomo prodotti nel 2005, ben 65.000 sono morti, o in vitro o dopo il trasferimento, per mancato attecchimento nel corpo della madre”[1]. In questo modo la vita umana appare né più né meno un bene di consumo da comprare o rigettare a piacimento: esseri umani in provetta si, gorilla no.

Si vuole creare un artificiale giardino di Eden in cui l’uomo non è né più né meno un animale uguale agli altri anzi, se possibile meno degli altri. La nota fattoria di Orwell insegna: ci sono sempre animali «più uguali degli altri», i gorilla ad esempio! Quella umana in definitiva sembra essere la meno tutelata nonostante sia la più alta e perfetta forma di vita presente sulla faccia della terra e nell’intero universo. Sulla differenza uomo-animale rimandiamo ad un precedente articolo.

Comunque in Spagna, per la commozione degli animalisti, gli attivisti gorilla hanno dimostrato più premura per i figli degli uomini degli uomini stessi. La manifestazione si chiuse, infatti, con un coro delle scimmie: «Bisogna essere un gorilla per non essere abortiti». Ma dato che di scimmie urlatrici e scimmioni travestiti ne abbiamo abbastanza pieno il parlamento, alla fine della giostra c’è da chiedersi: quando cominceranno gli uomini a difendere i propri di «cuccioli»?

di Isacco Tacconi

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