04/03/2019

Noah nato senza cervello, ora va a scuola

Una vera e propria scommessa sulla vita, potremmo definirla, quella fatta da Shelly Wall, di Abbeytown in Inghilterra, alla quale, mentre era incinta, venne data una notizia terribile, ovvero che il piccolo che portava in grembo aveva sviluppato una serie di disturbi potenzialmente mortali, tra cui l’idrocefalia e anomalie cromosomiche ma che non hanno scoraggiato la donna dal portare avanti, senza esitazione, la gravidanza. Non era nemmeno stata garantita alcuna speranza di sopravvivenza per il suo bambino, tanto che Shelly aveva anche preparato una piccola bara, rassegnata alla possibilità di veder morire il proprio piccolo poco tempo dopo il parto.

Nonostante prospettive così cupe e l’insistenza con cui i dottori le avevano suggerito di abortire, durante tutto il periodo della gravidanza, Noah è nato nel 2012 e i pediatri hanno avuto subito modo di riscontrare che il piccolo aveva solo il 2% del cervello. Il cranio era così pieno di liquido, che aveva spinto e schiacciato il cervello verso il basso riducendolo a un “sottile frammento di tessuto”, secondo quanto riportato dal Mirror. Ma grazie anche a cure e interventi chirurgici tempestivi, all’improvviso, ha cominciato a crescere sia il suo corpo sia il suo cervello, nonostante le previsioni cupe degli specialisti. Addirittura, a soli tre anni, dalle scansioni mediche già gli era stata rilevata una crescita cerebrale dell’80% e ora, a 6 anni, esattamente come tutti gli altri bambini della sua età, Noah, si prepara ad andare a scuola e sta imparando a camminare.

La sua famiglia ha raccontato la sua storia straordinaria a Good Morning Britain, in particolare suo padre Rob, commosso, ha detto: «È un argomento che ci emoziona sempre tanto. Alcune persone dicono che non puoi far crescere un cervello, altre pensano che deve essere sempre stato lì. Ma se fosse stato schiacciato sarebbe stato gravemente danneggiato, sarebbe stato disabile mentalmente e fisicamente» e, spiegando al conduttore della trasmissione il perché di tanta tenacia sua e di sua moglie, nel voler portare avanti la gravidanza, ha spiegato: «Eravamo genitori adulti, se ai giovani fosse stata offerta quella possibilità di scelta potevano sentirsi spinti a farlo, ma noi conosciamo il nostro pensiero, siamo persone positive. Volevamo dare a Noah la possibilità di vivere; per di più il suo caso», ha aggiunto Rob, «dimostra come l’aborto sia sempre una scelta sbagliata, benché non tutti i bambini malati possano avere un recupero così miracoloso come nostro figlio. Ma sono propri i bambini disabili quelli che meritano le maggiori cure e affetto, non di essere uccisi».

Manuela Antonacci

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