07/10/2018

Nuovo studio: raddoppiano le complicanze da aborto domestico

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica BMC Women’s Health ha analizzato tutte le donne che hanno chiesto l’aborto all’ospedale di Skaraborg in Svezia tra il 2008 e il 2015 per un totale di 4945 aborti.

L’aborto farmacologico a domicilio, con RU486, detto anche aborto medico, è diventato sempre più la norma in Svezia; nel 2015, l’85,2% di tutti gli aborti medici prima di 9 settimane di gestazione è stato effettuato a casa – un aumento di oltre il 10% dal 2008, quando il numero era del 74,6%. Nello stesso arco di tempo, il tasso di complicanze (sanguinamento, infezioni, aborti incompleti) per gli aborti medici prima delle 12 settimane è aumentato dal 4,2% all’8,2%. È l’aborto incompleto il genere di complicazione che si è rivelato più frequente nell’ambito delle procedure farmacologiche.

Le conclusioni dello studio non hanno individuato delle cause evidenti di questa curva ascendente di complicanze. I ricercatori hanno formulato solo un’ipotesi: «Una potenziale ragione è che la percentuale di aborti indotti a domicilio è aumentata. È probabile che le donne che hanno aborti medici a domicilio visitino la nostra clinica ambulatoriale in misura maggiore dal momento che non hanno l’aiuto diretto e il supporto di un’ostetrica».

Il vice direttore generale della Society for the protection of Unborn Children, John Deighan, ha dichiarato: «Questo studio sembra confermare ciò che abbiamo sempre detto: gli aborti domestici sono rischiosi per le donne, la Svezia ha ottimi dati sull’aborto e le conclusioni di uno studio su larga scala come questo, dove l’aborto a domicilio è la norma da più di un decennio, non va preso alla leggera». Forte di queste convinzioni, supportate sempre più dalle evidenze di ricerche e statistiche, la SPUC sta attualmente impugnando una decisione di un giudice della Court of Session di Edimburgo che ha dato seguito alla politica dell’aborto domestico del governo scozzese: «Chiediamo al governo – prosegue Deighan– di rivedere urgentemente la decisione di permettere l’aborto a casa alla luce di queste nuove prove».

E pensare che in tanti, ancora, si ostinano a promuovere l’aborto domestico come strumento di emancipazione femminile… L’organizzazione abortista Women on web, ad esempio, si premura di fornire, a domicilio e in tempi record, la pillola abortiva alle donne che ne facciano richiesta dopo una semplice consultazione online con un medico. Sul loro sito si legge che l’aborto «può essere fatto in sicurezza a casa, purché si disponga delle informazioni necessarie e si abbia accesso ai servizi di emergenza medica per i rari casi in cui vi siano complicanze». Questo significa avere a cuore la salute delle donne?

Redazione

Fonte:
SPUC

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