17/01/2015

Omofobia – Quando la difesa della libertà di parola è strabica

L’Intergruppo Europeo per i diritti LGBTI del Parlamento Europeo, invita il Kirghizistan a respingere un progetto di legge accusato di omofobia, che vorrebbe punire la diffusione di informazioni “volte a promuovere atteggiamenti positivi verso rapporti sessuali non tradizionali”.

Questa proposta è scritta sulla falsariga della legge anti-propaganda-gay russa, ma prevede pene più severe: i colpevoli rischiano fino a un anno di reclusione.

Il Parlamento europeo – riconoscendo il progresso democratico generale del paese – invita il Parlamento del Kirghizistan a respingere il disegno di legge, e invita i politici ad astenersi da incitazioni all’odio contro le persone LGBTI.

Inoltre, sostiene raccomandazioni analoghe fatte dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), e che chiedono al Kirghizistan di combattere tutte le forme di discriminazione e di violenza basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere ( cfr 15,24, 15.25, 15.26 ).

Anche l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OCHCR ) aveva invitato il Kirghizistan a respingere detto disegno di legge.

Tra l’Unione europea e il Kirghizistan dal 1999 c’è un rapporto di partenariato e di cooperazione , che include una clausola che prevede sanzioni in caso di violazioni dei diritti umani. Banner_la_croce

Ulrike Lunacek e Beatriz Becerra, membri dell’Intergruppo LGBTI e co-autori della risoluzione, hanno vibratamente protestato perché se chiunque parli positivamente delle persone LGBTI può essere imprigionato, si realizza un grave attacco alla libertà di espressione, alla libertà di riunione ecc. ecc. ed esortano il Kirghizistan a non seguire l’esempio di omofobia sponsorizzata dallo Stato russo.

La proposta è stata approvata in prima lettura il 15 ottobre 2014, ma ha bisogno di altre due letture e dell’approvazione presidenziale prima di trasformarsi in legge.

Bene.

Sorvoliamo sul problema dell’ingerenza delle istituzioni internazionali nelle scelte di politica interna di un paese sovrano (hanno mai protestato tanto contro le violazioni sistematiche dei diritti umani in Cina?), ma ci chiediamo: se bisogna che tutti rispettino il diritto di parlare a favore delle persone LGBT, bisognerà pure che si rispetti il diritto di parlare a favore dell’eterosessualità, della famiglia naturale, del matrimonio fra uomo e donna, del diritto dei bambini a un padre e una madre. O no?

Aspettiamo con ansia che un qualche intergruppo o ente sovranazionale chieda al Parlamento italiano di bocciare il ddl Scalfarotto che vorrebbe proprio fare quello che fa la vituperata proposta Kirghisa: questa a chi parla pro gay, quello a chi parla pro etero.

Redazione

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