18/03/2019

Omogenitorialità: Germania si appresta a riconoscere le “co-madri”

“Co-madre” è l’ultimo conio della neolingua gender, in salsa teutonica. È dalla Germania che arriva il nuovo disegno di legge per il riconoscimento della genitorialità per le compagne di donne che abbiano già dei figli o li concepiscano attraverso la fecondazione eterologa.

«Sulla base delle possibilità offerte dalla moderna medicina riproduttiva e delle forme familiari vissute nella società, la legge sulla genitorialità è almeno in parte obsoleta», ha dichiarato, in modo molto esplicito, il ministro della Giustizia tedesco, Katarina Barley, prima firmataria del progetto legislativo. Per la guardasigilli si tratta di «questioni fondamentali per la nostra società», per le quali ci sarebbe in gioco la tutela di almeno 30 mila bambini, cresciuti de facto da coppie lesbiche. Al momento si tratta di un puro privilegio femminile: ad assumere il ruolo di Mit-Mütter (letteralmente: “co-madre”) saranno soltanto donne o, al limite, transgender. Per le coppie omosessuali maschili c’è la possibilità della step-child adoption. Il disegno di legge del ministro Barley prevede anche la facoltà di donare gli embrioni congelati in eccesso.

Per la cronaca, la Barley è colei che ha agevolato la quasi totalità delle riforme tedesche in chiave gender. Sua è, ad esempio, la legge che consente di registrare i bambini con l’indicazione sessuale “neutra”.

Il ministro della Giustizia si è anche unito a un appello per la messa al bando delle terapie riparative, spalleggiando così il ministro della salute Jens Spahn, che l’anno scorso aveva affermato: «L’omosessualità non è una malattia». Gli aveva fatto eco la Barley, secondo la quale le terapie riparative «offendono la dignità dell’uomo».

Il gender si sta dunque rivelando un terreno comune per i programmi di governo della “grosse koalition” tedesca, in grado di mettere d’accordo tanto i socialdemocratici (cui appartiene il ministro Barley) quanto i cristiano-democratici (di cui fa parte, invece, il ministro Spahn).

Luca Marcolivio

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