13/10/2015

Omosessualismo all’ONU: parità tra i sessi = “diritti” LGBT

Dodici agenzie delle Nazioni Unite hanno pubblicato un documento per la promozione dei “diritti” della comunità LGBT in tutto il mondo. Cioè per la propaganda dell’omosessualismo che è una delle facce dell’ideologia gender.

E in occasione della 70º Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Segretario Generale Ban Ki-moon ha ribadito il suo impegno personale alla promozione dei “diritti” LGBT.

In particolare essi esprimono preoccupazione per la situazione di diversi Paesi del continente africano e asiatico in cui le persone LGBT sono perseguitate.

ONU_diritti-umani_matrimonio-gay_omosessualismoTra le agenzie ONU che si sono schierate, in questa occasione, ci sono l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), l`Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCR), il Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV (UNAIDS), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Unicef.

La dichiarazione è stata adottata nel corso di un convegno intitolato “Non lasciare indietro nessuno: Uguaglianza e inclusione nell’agenda di sviluppo post-2015″.

Nel documento si offre il massimo appoggio agli Stati e alle parti interessate per favorire cambiamenti costituzionali, legislativi e politici, soprattutto nel campo dell’istruzione e della formazione (ce ne siamo accorti).

Non manca il riferimento a uno degli ostacoli più temibili per il progresso dell’agenda LGBT: la religione (lo sospettavamo).

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, poi, ha affermato che la promozione dei “diritti” LGBT sono sempre stati un suo impegno personale. Ha aggiunto che, anche se gli obiettivi di sviluppo post 2015 non includono i diritti LGBT, questi devono essere promossi in ogni caso (quindi a prescindere dalla volontà espressa dall’Assemblea. Davvero democratico).

E il luogo privilegiato per l’azione politica e culturale di propaganda LGBT è laddove si promuove la parità fra i sessi (anzi, fra i generi...), l'”empowerment” delle donne, la prevenzione della “violenza di genere”. In particolare, l’agenda LGBT deve essere inserita in ogni contesto in cui si parla di “potenziare e promuovere l`inclusione sociale, economica e politica di tutti” e “garantire le parità di opportunità.”

Insomma hanno parlato chiaro: servono ancora “prove” che i richiami alla “parità di genere” e la lotta alle discriminazione sono i cavalli di Troia per infilare ideologie malsane nelle teste nostre e dei nostri figli?

Redazione

Fonte: yagg.com

 

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