25/11/2014

Omosessualismo e non discriminazione... razzista

Scusate l’ossimoro: “non discriminazione razzista” è una contraddizione in termini: un razzista, per definizione, discrimina. Ma i fautori dell’ omosessualismo ci inducono a credere che nella loro ideologia ci sia una visione piuttosto strabica e incoerente del principio di uguaglianza.

Eppure le associazioni LGBT pretendono di entrare nelle scuole dei nostri figli proprio  per insegnare la tolleranza, l’uguaglianza, la non discriminazione.

Ma per loro questi sacrosanti principi valgono davvero? Per tutti? ... Anche per i ... negri?

Gli Africani vanno rispettati, “tollerati”, accettati, nella loro diversità di pelle, di cultura, di mentalità, o no? Hanno diritto a un’indipendenza vera, dopo secoli di sfruttamento da parte dei negrieri (che spesso lavoravano nell’interesse dei Governi di Europa e America) e da parte delle potenze coloniali?

In tutto il mondo e dalla notte dei tempi, gli ordinamenti giuridici rispecchiano la cultura, i costumi, le tradizioni dei popoli. Tant’è che di solito il diritto scritto nasce dalla consuetudine. Gli stati sovrani e indipendenti d’Africa hanno il diritto di trasformare le loro consuetudini in legge? Sì o no?

La risposta positiva a  queste  domande dovrebbe essere scontata. Ma – attenzione – invece le lobby omosessualiste rispondono “No”.

In tutta l’Africa, l’omosessualità è vista come ripugnante, un affronto ai disegni di procreazione di Dio. Anche nelle religioni animiste i rapporti tra persone dello stesso sesso sono considerati sacrileghi: causa di disgrazie, siccità, inondazioni o malattie contagiose. Questo è un dato comune dell’immenso e variegato popolo dell’Africa. Quindi i parlamenti di almeno 38 Stati africani hanno previsto in modi e termini diversi sanzioni penali a carico degli omosessuali.  Per esempio Uganda, Nigeria, Cameron, Gambia, Zambia, Senegal, Zimbawe, Malawi. Per non parlare degli stati mussulmani che si affacciano a nord sul Mediterraneo.  E persino in Sudafrica, dove invece è previsto persino il matrimonio gay, secondo una ricerca del Pew Research Center, più del 60% degli abitanti ritiene che l’omosessualità non dovrebbe essere accettata. Ovviamente l’omosessualità è sanzionata se ostentata in pubblico. Lo spirito delle norme “omofobe”, infatti, è la difesa dei bambini del matrimonio, della cultura e del futuro della società, come ha detto , ad esempio, un deputato ugandese, David Bahati

Di fronte a questa libera scelta dei popoli africani, però, le lobby gay non si limitano a denunciare o a – democraticamente – cercare un confronto o aprire un dibattito sul tema.

I Governi di Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito, Germania, la Norvegia, la Banca Mondiale, le agenzie dell’ONU, e persino Amnesty International, hanno chiaramente e pesantemente stigmatizzato le norme “omofobe” africane e vigliaccamente condizionato gli aiuti economici all’emanazione di norme gay-friendly. Del resto è la stessa vecchia strategia che finora è stata impiegata per propagandare aborto, contraccezione e sessualizzazione precoce, anche in modo estremamente subdolo.

La stessa “tolleranza democratica” viene usata per i paesi del Sud America .

Anche i Padri sinodali hanno rilevato le gravi ingerenze e prepotenze dei governi e delle associazioni “umanitarie”, infiltrate dalle lobby LGBT, verso i paesi in via di sviluppo. Tanto per fare qualche esempio:

 “E’ del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso” (punto 56 della Relazione finale del Sinodo).

“Ciò che preoccupa noi vescovi africani è evitare che le organizzazioni internazionali, come accade, condizionino l’aiuto ai Paesi poveri all’atteggiamento che si ha verso l’omosessualità. Arrivano a imporlo: se volete gli aiuti, dicono, dovete accettare l’ideologia gender o le nozze gay. E questo non va bene”. (Mons. N.D. Lola, Corriere della Sera, 16/10/2014)

“Ad alcuni Paesi dell’Africa che non rispettano il pensiero unico della teoria del gender i Paesi occidentali taglieranno i finanziamenti (Tony Anatrella, radio Vaticana, 18/10/2014)

“Molti vescovi africani, alcuni latino-americani e dell’Oceania hanno denunciato le agenzie legate all’Onu di voler imporre con una sorta di dittatura ideologica pratiche contrarie alla loro cultura e alle loro convinzioni morali (contraccezione sistematica, aborto, “matrimonio” omosessuale, eccetera) (Mons. Leonard, Tempi, 20/10/2014)

E allora torniamo alle domande che ci siamo posti all’inizio: gli Africani vanno rispettati, “tollerati”, accettati nella loro diversità di pelle, di cultura, di mentalità, sì o no?

Francesca Romana Poleggi

 

 

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