21/04/2018

ONU pro morte? E invece gli Stati pro vita prevalgono!

Gli Stati Uniti e gli stati africani, nei giorni scorsi,  hanno respinto la risoluzione ONU sulle migrazioni perché gli europei avevano insistito per l’inclusione in esso di espressioni  tipiche della propaganda pro aborto e per l’esclusione di affermazioni tese a proteggere l’indipendenza e la sovranità nazionale dei singoli Paesi membri.

La  Commissione ONU sulla Popolazione e lo  Sviluppo presieduta dal Romeno Jinga ha tentato di far passare una bozza di risoluzione con il solito stile neolinguesco: gli europei hanno calcolato il rischio della bocciatura, preferendo che non si addivenisse a un accordo, piuttosto che passasse un testo che escludesse  un “diritto” internazionalmente riconosciuto all’aborto.

Quanto all’espressione “sovranità”, Jinga ha tentato di convincere i delegati che – pur non essendo presente nel testo – essa fosse sottintesa.  Il delegato dell’Algeria ha invece sottolineato che la principale definizione di sovranità è nella Carta dell’ONU,  ed è un principio sacro della Carta stessa, che va senz’altro ed esplicitamente rispettato.

Il delegato statunitense ha definito l’ostinazione degli Europei  e  il mancato raggiungimento di un accordo  “deplorevole”. Ma  gli USA erano stati molto chiari sin dall’inizio nel non essere disposti ad accettare  riferimenti ambigui all’aborto con espressioni tipo “salute sessuale e riproduttiva”, che sono la chiave subdola usata da tempo per addivenire al riconoscimento internazionale di un “diritto” all’aborto che tuttora non esiste e non deve poter esistere.

La coalizione europea comprendeva i delegati di Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Nordici, a cui si sono aggiunti Giappone, Canada, Australia, e altri Paesi minori,  una trentina in tutto.  All’ONU siedono i rappresentanti di 193 Stati.

È la terza volta in quattro anni che la Commissione non è riuscita a raggiungere un accordo.

Stefano Gennarini

[Traduzione non rivista dall’autore  a cura della Redazione]

Fonte: C-fam

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