14/09/2017

Per il diritto alla vita, un’azione popolare all’ONU

In seno al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UN Human Rights Committee, UNHRC) si sta discutendo un documento che minaccia seriamente il “diritto alla vita” nel contesto internazionale.

La lobby che promuove la cultura della morte che sappiamo essere potente nelle agenzie dell’ONU, è che è abilissima nella manipolazione della lingua e del “bispensiero”, vorrebbe imporre a ogni Stato la legalizzazione dell’aborto nel nome stesso del diritto alla vita!

Ovviamente, la cosa sta passando surrettiziamente, nel silenzio complice dei media di regime. Il testo finale della risoluzione, però,  sarà adottato nei prossimi mesi. Quindi è ancora possibile fermare questo attacco frontale alla vita dei più deboli e vulnerabili.

L’ECLJ,  (European Centre for Law and Justice), una ONG impegnata nella promozione e protezione dei diritti umani in Europa e nel mondo, alla luce dei valori non negoziabili, riconosciuta come membro consultivo dell’ONU dal 200, ha promosso una petizione internazionale che si può firmare cliccando qui.

Presenterà un memorandum scritto al comitato per i diritti umani, il 6 ottobre: sarebbe molto bello se questo fosse corredato dalle firme di tante tante persone in tutto il mondo. Ecco perché questa petizione è da sottoscrivere.

L’UNHRC,  composto da 18 esperti, sta scrivendo un’interpretazione ufficiale delle disposizioni del Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966). Un “commento generale”, che ha una notevole influenza nei confronti dei legislatori e delle giurisdizioni nazionali, anche perché poi l’UNHRC ha il potere di “giudicare” gli Stati sul rispetto di questo trattato.

Un esempio di tale nefasta influenza l’abbiamo visto a proposito della vicenda di Charlie Gard: le istituzioni inglesi hanno potuto calpestare i diritti dei genitori grazie a una convenzione ONU... (potete leggere il i dettagli qui)

La bozza  che hanno predisposto all’UNHRC è un inno alla contraddizione: esordisce con la necessità di tutelare il diritto alla vita di tutti gli esseri umani e poi pretende che sia riconosciuto il diritto all’aborto sollecitando i 168 Stati che hanno firmato il trattato a legalizzare l’aborto su richiesta, infatti il testo non fornisce alcuna condizione reale o limite di tempo al “diritto” per accedere all’aborto. Ovviamente, il progetto prevede anche che gli Stati si obblighino a garantire l’accesso ai contraccettivi agli adolescenti.

E il diritto alla vita del nascituro?

In una precedente versione del 2015, il testo almeno prevedeva che gli Stati dovessero adottare misure volte a proteggere la “potenziale vita umana o la dignità dei figli non ancora nati”. Ma successivamente è stato eliminato: non è sembrato necessario menzionare il diritto alla vita del “feto” (meglio non chiamarlo bambino, no?), come se la vita umana cominciasse alla nascita.

Dalle discussioni in seno all’ UNHRC si evince, però, che il testo non è gradito a tutti i membri del Comitato, quindi c’è ancora possibilità di modificarlo.

Nel 1947, gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti umani , cui è seguito il Patto del 1966, hanno discusso l’inizio del diritto alla vita. Era stato proposto di garantire che Ogni persona ha diritto alla vita e all’integrità fisica dal momento del concepimento indipendentemente dalla sua condizione fisica o mentale”, la Cina, sostenuta dal Regno Unito e dall’URSS, ha ottenuto che il riferimento al concepimento fosse tolto e la pratica dell’aborto fosse tollerata. La Dichiarazione Universale, quindi, si può interpretare nel senso che la vita potrebbe non essere protetta dal concepimento: ma mai nel senso che impone la legalizzazione dell’aborto.

Da allora, la maggioranza degli Stati ha costantemente rifiutato i tentativi occidentali volti ad affermare l’esistenza di un diritto universale all’aborto, in particolare durante le conferenze sulla popolazione, lo sviluppo e le donne a Il Cairo e Pechino.

L’attuale progetto di commento generale è quindi contrario alla volontà degli Stati e persino alla lettera del trattato fondativo dell’ONU. E ‘anche difficilmente compatibile con numerosi altri trattati internazionali. Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato impossibile obbligare gli Stati membri a riconoscere un “diritto” all’aborto.

Come si può ignorare il diritto alla vita e l’umanità di un bambino non ancora nato? 

Inoltre, questa bozza, che non riconosce l’esistenza della vita umana prima della nascita, lasciandola senza protezione anche da tutte le forme di manipolazione e sfruttamento come le biotecnologie, dice poco o niente sulla protezione della maternità e delle donne che desiderano far nascere i propri figli, né della salute infantile.

Contro questo scandaloso tentativo di annichilire la vita umana possiamo far sentire la nostra voce.

Firmiamo la petizione. I membri dell’ UNHRC  a favore della vita hanno bisogno del nostro sostegno e incoraggiamento!

Redazione


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