02/06/2017

Planned Parenthood: con Obama più aborti e più guadagni

Martedì scorso Planned Parenthood ha presentato il report annuale sulle sue attività svolte nel periodo 2015/2016.

Stiamo quindi parlando di un arco di tempo in cui era ancora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, abortista convinto e gran sostenitore di questa grande multinazionale dell’aborto.

Ebbene, i dati dicono che rispetto all’anno 2014/2015 il numero di aborti effettuati da Planned Parenthood è aumentato di circa 4.000 unità. Si è passati infatti da 323.999 bambini uccisi a 328.438.

Sono invece diminuiti i servizi di anticoncezionali: dai 2.945.059 del 2014/2015 ai 2.808.915 del 2015/2016. Come si può notare, si riducono a questi due macro-settori le prestazioni “sanitarie” che offre Planned Parenthood: massacrare bambini prima della nascita (e magari riderci su, come hanno terribilmente dimostrato numerosi video) e impedire il loro concepimento. Una macchina di morte, finalizzata allo sterminio dell’umanità...

Il report presentato alcuni giorni fa riferisce pure che nell’ultimo periodo di presidenza Obama l’abortificio più famoso del mondo ha ricevuto 554,6 milioni di dollari (l’anno precedente 553,7 milioni, quindi c’è stato un aumento) presi dalle casse dello Stato, ovvero dalle tasche dei contribuenti americani.

Insomma, l’aborto costituisce un grande business e c’è gente che si arricchisce sulla pelle e sul sangue di donne e bambini. Ecco perché i pro-life di tutto il mondo (non solo statunitensi) hanno salutato con gioia ed entusiasmo i primissimi provvedimenti del nuovo presidente Donald Trump, che ha deciso di togliere il denaro statale a Planned Parenthood, sia per le sue attività all’estero, sia per quelle negli USA.

Ed ecco perché è un grande segno di speranza la chiusura di vari abortifici: oltre alle dieci cliniche di cui abbiamo già parlato, apprendiamo che il 30 giugno chiuderanno i battenti altri tre centri in California.

La battaglia a difesa del diritto alla vita, sin dal concepimento, prosegue tra alti e bassi. E se ancora la cultura della orte non è stata sconfitta, è un dato di fatto che l’amministrazione Trump le sta dando duri colpi, dai quali auspichiamo non si possa più riprendere.

Redazione


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