24/07/2019

Prete “omofobo” buttato giù dal palco, accade in Brasile

È ormai diventato virale l’incredibile video in cui si vede un donna lanciarsi su un palco e buttare giù un sacerdote, padre Marcelo Rossi, addirittura nel bel mezzo della celebrazione eucaristica. È accaduto a Cachoeira Paulista, in Brasile e il gesto sembra apparentemente ingiustificato.

O, almeno questo secondo la spiegazione che ne ha dato la protagonista alla polizia: «La signora ha spiegato tutto. Ha detto che voleva entrare per parlare con il prete. Ha aggiunto che si è spaventata nel momento in cui ha visto le guardie di sicurezza che la inseguivano». Ma la sua versione non reggerebbe perché, come sottolineato anche dalla stessa polizia, guardando le immagini, non si nota nessuna guardia che la insegue.

Piuttosto la verità potrebbe essere un’altra, ovviamente sottaciuta dalla protagonista del discutibile gesto e sarebbe legata alla predicazione di padre Marcelo e al suo annuncio “scomodo” della Parola di Dio, spesso citata per spiegare il pensiero della Chiesa sulle unioni tra persone dello stesso sesso.

Nel mirino, sarebbero finite, infatti, da tempo, alcune sue frasi pronunciate spesso proprio nel corso della sua predicazione. Frasi che gli avrebbero guadagnato il marchio di “omofobo”: «I rapporti fisici tra maschi causano dolore, se qualcosa causa dolore, non può essere una buona cosa; La parola di Dio è chiara che l’uomo e la donna sono stati creati per unire e dare frutti, il resto è peccato e malattia», avrebbe dichiarato in passato.

Viene dunque il dubbio che non ci si trovi di fronte all’ennesimo caso di libertà di pensiero a senso unico: infatti è singolare che nessuno abbia denunciato questo gesto gravissimo, coperto da una motivazione che non si regge in piedi. Forse perché sarebbe scomodo parlare di clerofobia? Viene da farsi la consueta domanda, di fronte alla solita disparità di trattamento che classifica come vittime sempre le solite categorie di persone e come carnefici sempre certe altre, qualunque sia il contesto, le parole e i gesti in cui si consumano certe accuse: ci sono per caso alcuni più uguali degli altri? E, infine, viene anche da chiedersi: chi tutela i preti nel libero esercizio del proprio ministero sacerdotale? Il love is love può paradossalmente arrivare a giustificare gesti di violenta censura, come forse in questo caso?

Fonte: Dagospia

Manuela Antonacci

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