05/06/2019

Prostituzione in Planned Parenthhood. Dove sono le femministe?

Dove stanno le femministe? Le urlatrici di Non una di meno, quelle che “;l’aborto è un diritto delle donne e le donne devono essere sempre tutelate”? Quelle che non perdono occasione di affermare quanto la supremazia femminile si concretizzi nella morte de nascituro? Le silenziose signore e signorine che ‘mai’ una parola sulla maternità surrogata, non un cenno sulla schiavitù delle madri incubatrici, non un fiato sui milioni di donne e bambine che mancano all’appello per l’aborto selettivo che le colpisce… Dove siete?

Perché non dicono una parola sullo scandalo più incredibile, e prontamente silenziato dai mass media di tutto il mondo, della più grande e imponente multinazionale dell’aborto che si chiama International Planned Parenthood Federation? I ricchi finanziatori, taluni dei quali si beano di essere i più attivi filantropi del mondo, i governi ‘moderni’ e difensori della dignità di donne e bambine che si illudono di promuoverle con l’aborto e la ‘salute riproduttiva’, dove sono? Perché solo il Regno Unito ha deciso di bloccare i milioni di sterline a queste anime candide sporche di sangue innocente? Dove sono Canada, Svezia, Francia, Spagna, Olanda, i ricchi Paesi che destinano soldi dei cittadini per Ippf?

Nei giorni scorsi, la maggiore organizzazione per la ‘salute sessuale’ del mondo ha destinato i 132 milioni di sterline in aiuti esteri ricevuti dal governo britannico, anche per «avere rapporti con le prostitute, basta che siano destinate al personale, ai donatori e agli ospiti che partecipano alle manifestazioni ed eventi ufficiali». Planned Parenthood impiega 30.000 dipendenti in tutto il mondo, e attraverso i suoi enti satelliti collegati sono almeno il doppio.

Lo scandalo è scoppiato con l’hackeraggio delle mail di un direttore regionale africano, l’ex direttore regionale Lucien Kouakou, dalle quali emerge che si offrivano anche giovani ‘volontari’ per prestare i propri servizi sessuali in occasione di eventi in Africa.

Le affermazioni bomba sono state fatte in una e-mail interna diffusa a dicembre e ripetuta in atti giudiziari depositati all’inizio dell’anno in Kenya dall’ex direttore regionale dell’Africa; il silenzio sulla vicenda è calato, tutti sapevano ma nessuno parlava, né si è pubblicata una sola riga, sinché anche Reuters ha dovuto darne notizia il 15 gennaio e il Daily Sunday e Daily Mail lo hanno fatto nelle scorse settimane. Nelle ultime settimane però, l’intera Ippf è in preda a un cataclisma, il board nel panico, sede centrale nel caos e decine di associazioni nazionali si sono staccate, mentre i problemi di governance stanno scatenando minacce da parte di almeno un donatore internazionale. Una minaccia e non una decisione, per il momento. Non è la prima Ong internazionale che deve fare i conti con scandali di vergognosi abusi sessuali: Oxfam, Save The Children e World Vision, hanno anche esse ‘usato’ prostitute, molestie e scambi di ‘aiuti per il sesso’ nelle zone di crisi e laddove portavano soccorso. Le accuse contro l’Ippf sono emerse ancora in questi giorni dopo che The Mail on Sunday ha rivelato a gennaio che l’organizzazione stava lottando per cacciare il suo direttore regionale africano, Lucien Kouakou. Apparentemente lo si voleva cacciare perché accusato di aver contraffatto fatture, manipolato spese, acquistato terreni da 1 milione di sterline a Nairobi.

Ora Kouakou è stato espulso e, oltre a chiedere un risarcimento, ha fatto affermazioni esplosive, incluso il fatto che la ‘carità’ internazionale e gli aiuti multimilionari di governi, filantropi e istituzioni internazionali dati a Ippf venivano in realtà e da molti anni spesi per offrire doni sessuali agli ospiti negli eventi africani, forse anche altrove. I ‘doni’ sono ben identificabili da tutti voi, bimbi e bimbe, ragazze e ragazzi, donne e madri… per tutti i gusti. Il Kouakou non ha voluto tacere quello che sapeva, denunciando che Alvaro Bermejo, il direttore generale dell’ente di beneficenza Ippf, gli aveva assicurato come «c’era la promozione della prostituzione all’interno dell’organizzazione, dove le prostitute sarebbero state selezionate e messe a disposizione per lo staff dell’Ippf, donatori e partner durante gli eventi».

Kouakou, che sostiene di essere stato informato delle sordide attività durante una riunione di management mondiale a Londra lo scorso luglio 2018, ha aggiunto nell’e-mail che «i giovani volontari» venivano «dati in prova anche a ... volontari adulti per avere relazioni sessuali». Ha ripetuto le accuse nei documenti del tribunale keniota depositate nello scorso febbraio 2019,

Si è capito che altri membri del personale superiore hanno smesso di temere: il caso Kouakou ha messo in evidenza i controlli interni deboli in un’organizzazione di beneficenza globale basata sul volontariato con un reddito di 80 milioni di sterline l’anno. Tutte le 45 federazioni associate nella regione dell’emisfero occidentale – incluse quelle negli Stati Uniti, in Argentina, in Brasile e in Canada – hanno scelto di staccarsi dalla federazione internazionale con sede a Londra, ma anche esse saranno chiamate a rispondere di come hanno agito, visto che le indicazioni operative e le pratiche dei doni sessuali erano in vigore da anni e promosse dal livello centrale. «L’Ippf è in grave crisi», ha dichiarato la sede centrale di Londra, «siamo sull’orlo di perdere tutto ciò per cui abbiamo lavorato negli ultimi 65 anni». L’influente organizzazione è stata fondata negli anni ’50 per lottare per i diritti delle donne. Al vertice si pagano alti salari, con uno stipendio medio per funzionari centrali di oltre £ 330.000 all’anno nel 2019, un aumento di £ 63.000 rispetto allo stipendio più alto dell’anno precedente.

In crisi? Parliamoci chiaro e tondo, negli Usa le ultime settimane hanno visto Planned Parenthood, parte integrante di Ippf, schierata ovunque e attorniata da miliardari in cashmere per difendere la dignità della donna, delle povere ragazze, delle bambine e solo perché consideravano le leggi restrittive dell’omicidio dell’aborto una violazione dei diritti femminili. I giganti dei ‘media’, le ‘corporates’ di Hollywood, cantanti e attrici, tutte contro quegli Stati che approvavano leggi meno omicide. Ora scopriamo che la difesa della dignità della donna, di bambine e ragazze non passa ‘solo’ dall’aborto, no, va ben oltre per queste anime belle: si spinge sino al commercio, alla schiavizzazione per bisogno, alla prostituzione organizzata. La crisi di Ippf e delle sue consociate, semmai esista un Tribunale in ogni Paese del mondo che abbia il coraggio della verità, non sarà causato solo da questa vomitevole azione di schiavismo femminile. No, qui si smaschera il volto più turpe della ipocrisia mondiale degli ultimi 80 anni, si smaschera uno dei peggiori tentativi di neocolonialismo occidentale, il male assoluto.

Luca Volontè

Fonte: Reuters

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