15/04/2019

Ritirato studio che collega il divieto d’aborto alla mortalità materna

Siamo alle solite: ancora una volta la legalizzazione dell’aborto viene presentata come l’unico modo per ridurre la mortalità materna che sarebbe causata dagli aborti clandestini, secondo “certa” scienza. Stiamo parlando della rivista Contraception che ha pubblicato uno studio, rivelatosi, in seguito, falso, per attaccare i dati scientifici che dimostrano che limitare o vietare l’aborto non causa né tantomeno aumenta la mortalità materna.

Ma, a quanto pare, una delle tante indagini recenti, ha dimostrato che il punto di vista di Contraception che promuove l’aborto quasi come mezzo di “prevenzione” della mortalità materna, più che “scientifico” è “fantascientifico”. La questione è nata dall’intento del ricercatore Blair Darney della Oregon Health & Science University di dimostrare che le leggi restrittive sull’aborto sono una delle cause principali della mortalità delle donne in gravidanza, in modo da promuoverne subdolamente la liberalizzazione anche laddove tale pratica è vietata. Eppure basi scientifiche certe che attestino questo, in realtà non ce ne sono, al contrario, esistono dati certi e sufficienti che dimostrano che la legalizzazione dell’aborto, anziché ridurlo, aumenta il fenomeno della mortalità materna. È ciò che dimostra un’indagine condotta in Cile,  riportata sulla rivista scientifica Plos One.

Tra gli autori figura l’epidemiologo Elard S. Koch del Dipartimento dell’Università del Cile il quale, insieme ad altri ricercatori americani e cileni, basandosi anche sui dati provenienti dall’Istituto Nazionale di Statistica del Cile, 1957-2007, ha dimostrato che in questo Paese, da quando l’aborto è stato vietato nel 1989, non si è riscontrato alcun aumento della mortalità materna, anzi è fino ad oggi il Paese in cui questo fenomeno è più raro. Un altro importante studio, stavolta del 2013, condotto in Irlanda prima che l’aborto divenisse legale in questo Stato, ha dimostrato, grazie ai ricercatori della West Virginia University-Charleston e della University of North Carolina, sorprendentemente, che qui si sono registrati casi meno numerosi di mortalità materna rispetto all’Inghilterra, dove l’aborto è legale. Lo stesso dicasi per la Polonia dove l’interruzione di gravidanza è consentita solo in casi eccezionali.

Eppure tutto ciò non ha fermato l’ostinato tentativo del ricercatore Darney di smentire l’evidenza dei dati scientifici. In particolare egli si è accanito contro la ricerca di Koch e, dopo aver ricevuto ben 250.000 dollari dall’associazione abortista Society of Family Planning, ha condotto uno studio che nel 2016 è stato pubblicato proprio su Contraception dove, nonostante la ricerca condotta da lui stesso mostri un’effettiva diminuzione della mortalità materna, in quasi tutti gli Stati dell’America Latina in cui sono adottate misure restrittive riguardo il ricorso all’aborto, tuttavia, forzando volutamente e pesantemente la mano, il ricercatore ha riportato nelle sue conclusioni solo i dati relativi a Città del Messico ovvero l’unico fra tutti gli Stati dell’America meridionale in cui l’aborto è completamente legale, dichiarando l’opposto rispetto ai rilievi statistici da lui stesso condotti ovvero che Città del Messico è associato a una diminuzione di 22,5 unità in Mmr (Maternity mortality ratio) rispetto ai 31 Stati con accesso limitato.

Ma il bello è che la Society of Family Planning che ha finanziato la ricerca, ha una sua rivista interna che guarda caso, è proprio Contraception, schierata, manco a dirlo, a favore dell’aborto. Un conflitto di interessi che non è sfuggito all’epidemiologo Koch, autore dello studio confutato da Darney, il quale dando un’occhiata al lavoro di quest’ultimo, ha riscontrato un’interpretazione errata e superficiale dei dati statistici. In base a questo, ha potuto inviare una risposta ben documentata a Contraception, accusando la rivista di «cattiva condotta scientifica e false conclusioni» e costringendola ad ammettere alcuni errori, ma ciò non ha soddisfatto Koch che ha fatto ricorso a un avvocato per ottenere una ritrattazione più completa. In attesa che si concluda il contenzioso giudiziario, l’epidemiologo ha tenuto a ribadire ancora una volta che «è necessario sottolineare che il nostro studio conferma che il divieto di aborto non è legato ai tassi globali di mortalità materna. In altre parole, rendendo illegale l’aborto non si aumenta la mortalità materna: è un dato scientifico dimostrato nel nostro studio».

Manuela Antonacci

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