14/05/2016

Salvare una vita informando le donne

L’esperienza del mondo pro-life insegna che, almeno talvolta, per salvare una vita sono sufficienti pochi piccoli gesti, alla portata di tutti,

Una parola di conforto, la semplice disponibilità all’ascolto e alla condivisione, una corretta informazione su cosa sia l’aborto e quali conseguenze abbia, un sostegno concreto (economico o materiale)...

Un bellissimo esempio di cosa possono fare le persone comuni in sostegno della vita è quello del “sidewalk counseling“, una forma di attivismo molto diffusa negli Stati Uniti. E questi “consiglieri da marciapiede” – seppure la loro attività sia consentita dalla legge americana solo in alcune zone non a ridosso delle cliniche dove si operano gli aborti – sono a volte davvero decisivi nell’informare le mamme e nel salvare molti bambini da una sorte ormai segnata. Anche in Canada e in Francia vi sono leggi per impedire questo tipo di manifestazioni pro-life entro un determinato raggio dagli ospedali.

Non tutti, dunque, vedono di buon occhio questo vero e proprio ‘apostolato della vita’. E questo accade all’estero (si pensi al pediatra francese Xavier Dor) ma anche in Italia, come testimoniano degli episodi di aggressione subiti dalla Comunità Papà Giovanni XXIII o dall’Associazione Ora et Labora in difesa della vita, o dal Comitato No 194.

Negli States, si diceva, ci sono state dunque molte polemiche riguardo l’attività di chi informa e parla con le donne, o anche semplicemente di chi si reca a pregare davanti alle cliniche abortiste. Secondo le autorità di alcuni Stati federali, infatti, la loro presenza “limiterebbe la libertà delle donne ad abortire” e, per questo, gli attivisti sono spesso oggetto di episodi di intolleranza e violenza, come avevamo raccontato in questo articolo.

Ma la loro attività spesso è davvero efficace nel salvare vite umane. Una storia che arriva dall’Oklahoma, riportata da LifeSiteNews, lo dimostra. Grazie allo sforzo di uno di questi attivisti, infatti, una donna incinta di tre gemelli e determinata ad abortire, è tornata sui suoi passi ed ora i piccoli sono vivi, sani e salvi.

Ora i bimbi possono sorridere alla vita, e questo anche grazie all’azione di uno degli attivisti di P.L.A.N., un’organizzazione legata alla Chiesa Ortodossa che forma le persone per questa attività, il quale ha convinto la donna a tornare indietro sui suoi passi mentre stava per entrare in una clinica abortista di Oklahoma City.

La figura dei sidewalk counselor si dimostra dunque in realtà molto spesso una forma di supporto umano molto efficace, e soprattutto capace di trasformare una tragedia in una storia a lieto fine.

La Vita è il bene più grande: difendiamola!

Anastasia Filippi


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