20/08/2018

Sente il cuore di suo figlio e rinuncia all’aborto

Abbiamo già parlato di Kermit Gosnell, uno dei criminali abortisti più efferati d’America, che definire “medico” sarebbe un affronto intollerabile per la categoria. Il prossimo autunno uscirà nelle sale il film (Gosnell, appunto) ispirato alla sua vicenda. In questa occasione, però, non vogliamo richiamare alla mente l’orrore di questa storia, ma, al contrario, la bellezza di un’altra vicenda che si è conclusa con un finale davvero felice.

L’attrice Tessya Whatley interpreta, nel film, Viola Brown, una giovane donna che sta pensando di abortire nella struttura di Gosnell, ma decide infine di scegliere la vita. Ebbene, l’episodio cinematografico fa eco alla sua vicenda personale, quando la Whatley, di fronte a una gravidanza imprevista, aveva preso la decisione di ricorrere all’aborto. Era già in sala operatoria quando l’infermiera che l’assisteva in preparazione dell’intervento, fece una mossa inaspettata e anche azzardata (che qualche femminista definirebbe sicuramente un attentato alla libera e pacifica autodeterminazione della donna): attivando il macchinario che monitorava il grembo della giovane paziente, le fece ascoltare il battito del cuore del suo piccolo, mentre lei era stesa sul tavolo operatorio. «Ho subito iniziato a piangere e ho deciso che era qualcosa che non potevo fare, non potevo uccidere il mio bambino», ha riferito la Whatley, ricordando l’accaduto. «Così mi sono rivestita, sono andata da mio nonno, gli ho detto che non potevo farlo; lui ha detto, “andiamo”…».

Oggi suo figlio ha 6 anni e, nonostante la storia abbia un lieto fine, la decisione dell’aborto che ha quasi preso la perseguita ancora. «Mio figlio è stato una grande gioia per me. Quando lo guardo, non riesco a credere che stavo per uccidere qualcuno così prezioso». Ciò che sorprende di più in questa vicenda è la forza straordinaria di un piccolissimo gesto, magari fatto senza neanche pensarci troppo, da una persona – l’infermiera – che non aveva mai visto prima la nostra Tessya, e forse non la rivedrà mai più. Eppure grazie a lei suo figlio vive. Al di là delle effettive intenzioni di quella donna, per ogni attivista pro life è sicuramente una grande verità da ricordare costantemente: a volte la salvezza di una vita innocente può dipendere da un semplice gesto coerente con  la nostra determinazione nel rimanere fedeli alla buona battaglia

Redazione

Fonte:
LiveAction

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