30/01/2013

Siria: Medici Senza Frontiere denuncia aumento aborti

I cadaveri di 56 giovani uomini vittime di ‘esecuzioni’ sommarie sono stati trovati ieri ad Aleppo. Ne da’ notizia l’Ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria che ha diffuso un video in cui si vedono i cadaveri, alcuni dei quali hanno le mani legate dietro la schiena. Nel Paese, donne e bambini pagano il prezzo più alto della guerra. E’ quanto ribadisce Medici Senza Frontiere che denuncia le crescenti difficoltà ad operare nel Paese. Benedetta Capelli ha intervistato il direttore di Medici Senza Frontiere Italia, Kostas Moschochoritis:
R. – Facciamo appello a tutte le parti in conflitto, in Siria, a rispettare i pazienti, il personale medico e le strutture sanitarie perché fino a questo momento non è stato così. Durante la guerra, le vittime del conflitto sono soprattutto coloro che fanno parte della popolazione più vulnerabile, cioè i bambini, le donne e i malati cronici che si trovano senza assistenza medica. Il sistema sanitario, infatti, a causa della guerra è crollato. Vediamo poi un aumento di aborti spontanei oppure di nascite premature, a causa dello stress delle donne. Anche l’assistenza ai neonati prematuri è molto difficile, perché le strutture non funzionano e dobbiamo trasportare i bambini in Turchia per avere le cure adeguate ed è una cosa molto difficile e rischiosa a causa dei continui bombardamenti.
D. – Questo significa mettere a repentaglio il futuro di un intero Paese?
R. – Assolutamente. E ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che siamo in pieno inverno in Siria e il freddo e la neve stanno raggiungendo le varie regioni. I bisogni sanitari, dunque, stanno crescendo: sono in aumento, come succede sempre durante l’inverno, le malattie respiratorie che vanno ad aggiungersi alle patologie croniche come l’ipertensione o il diabete. E – ripeto – avendo un sistema sanitario al collasso, i pazienti rimangono senza le cure adeguate.
D. – Lei ha parlato dei tanti parti prematuri e delle donne che invece perdono i bambini a causa dello stress dovuto al conflitto. Molte Ong parlano anche di donne che subiscono violenza di gruppo. Lo stupro, quindi, come arma di guerra. Di questo voi ne avete notizia?
R. – Purtroppo i movimenti nelle zone dove lavoriamo noi sono molto difficili a causa dell’insicurezza. Noi abbiamo solo una visione parziale della realtà e non possiamo esprimerci su quanto sta accadendo in tutto il Paese. Ovviamente, i problemi sono tanti e, purtroppo, noi curiamo e ne vediamo solo una piccola parte.
D. – Quindi cosa chiede Msf? Di accedere alle zone più difficili da raggiungere?
R. – Asolutamente sì! Chiediamo di avere accesso dove ce n’è bisogno. Da mesi abbiamo chiesto l’autorizzazione a lavorare nelle parti della Siria controllate dalle forze governative ma senza successo. L’appello – uguale per ogni guerra – è di rispettare i pazienti, i civili, il personale medico e le strutture sanitarie. Ripeto: questo non è stato così fino adesso. Abbiamo anche alcune notizie di esplosioni di bombe e razzi vicino alle strutture sanitarie, anche quelle supportate da Medici Senza Frontiere.

Fonte: Radio Vaticana

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