14/10/2013

Il Presidente dell’Ecuador Rafael Correa pronto a lasciare se il suo partito approverà la depenalizzazione dell’aborto

Il caso di Rafael Correa ricorda quello del suo omologo dell’Uruguay Tabaré Vazquez che nel 2008 vetò la legge che depenalizzava l’aborto in Uruguay dopo essere stata approvata di stretta misura dal parlamento e fu costretto alle dimissioni. Adesso il presidente ecuadoriano, socialista come il collega dell’America del Sud, minaccia di fare la stessa cosa se l’Assemblea Nazionale del suo paese approverà la proposta di legge che vorrebbe introdurre norme per la depenalizzazione dell’aborto, pratica che attualmente il codice penale del paese andino vieta severamente.

Un gesto consapevole quello di Correa, che si è dichiarato pronto “da subito” a lasciare la presidenza della repubblica se il Congresso, e in particolare i parlamentari del suo partito “Alianza País”, daranno questo passo, un “vero tradimento e una grave slealtà” l’ha qualificato, ricordando di aver sempre detto con chiarezza di essere contrario a qualsiasi forma di legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza. “Non appartengo a quel tipo di persone che dicono una cosa e poi ne fanno un’altra”, ha aggiunto il governante ecuadoriano che si definisce “uomo di sinistra, umanista e cattolico”, e ammiratore di Papa Francesco.

Rafael Correa, cui gli elettori hanno rinnovato il mandato per la terza volta nel mese di febbraio di quest’anno, e che pertanto dovrebbe governare fino al 2017, appartiene a quell’America Latina oggi maggioritaria di orientamento socialista. Avversario dell’ accordo di libero commercio promosso dagli Stati Uniti nel continente, critico delle politiche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale per la gestione delle crisi economico-finanziarie dei paesi in via di sviluppo, Correa ha imposto una riforma del settore petrolifero che aumenta la percentuale dei ricavi destinati a programmi sociali per i poveri, accusando le compagnie straniere di non ottemperare alle norme ambientali e sugli investimenti e di trattenere l’80% del loro fatturato. In ambito finanziario Correa ha smantellato le politiche neoliberiste dei predecessori. In politica estera si è mosso con prudenza tanto nel conflitto colombiano governo- FARC che con il Venezuela di Chavez, verso cui ha mantenuto una certa distanza.

Non è la prima volta che Correa, che si definisce cattolico osservante ed in gioventù ha trascorso alcuni anni in seminario, ha tentato di bloccare la legge sull’aborto. Nel 2008, nel corso del dibattito dell’Assemblea costituente, alcuni rappresentanti avevano già provato ad introdurre una riforma in senso liberalizzatore ma senza successo. Adesso ci riprovano e una volta ancora Correa scende in campo per opporsi.

Forte della maggioranza assoluta nelle ultime elezioni ( 56,9% contro il 23,8% dello sfidante), Correa ha ricordato ai liberalizzatori che la Costituzione ecuadoriana difende la vita sin dal concepimento e il Piano nazionale di sviluppo “che ha votato il popolo ecuadoriano” non contempla la depenalizzazione dell’aborto. “Per difendere la vita sono pronto a dimettermi, e la storia saprà giudicarmi” ha dichiarato con solennità.

Tra qualche giorno se ne saprà di più, tanto del destino della legge come quello di Correa.

di Alver Metalli

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