09/12/2018

Tanzania sotto tiro di istituzioni e lobbies gay

In Tanzania, come in altri Paesi africani, l’omosessualità e la propaganda omosessuale sono illegali, crimini che prevedono il carcere. Recentemente si è scatenata la bagarre internazionale contro il Paese per le parole pronunciate dal governatore di Dar el Saalam che ha semplicemente ricordato alle nazioni e organismi internazionali il reato di omosessualità vigente e ribadito con fierezza la sovranità del proprio Paese e della propria cultura. Apriti cielo, Unione Europea, Banca Mondiale e regno di Danimarca hanno già annunciato drastici tagli ai finanziamenti internazionali per i progetti di sviluppo in Tanzania, sino a quando il Paese non sarà più “gay friendly“.

«L’UE e i suoi stati membri sono preoccupati per i recenti sviluppi politici in Tanzania», ha dichiarato il capo della politica estera dell’UE, Federica Mogherini. Ha citato «l’inasprimento delle restrizioni sulle attività delle organizzazioni della società civile, i media, i partiti politici e le persone Lgbti». L’UE, il principale partner di sviluppo della Tanzania, fornisce oltre 100 milioni di euro all’anno, la Danimarca taglierà i suoi 10 milioni di aiuti, la Banca Mondiale valuta se eliminare del tutto i 300 milioni. Cosa c’entrino gli aiuti allo sviluppo e per sconfiggere la fame di milioni di cittadini della Tanzania con le norme sugli omosessuali lo sanno solo i gendarmi della ideologia gender. Fatto sta che la colonizzazione ideologica occidentale, nonostante i passi indietro degli Usa di Trump, non dà nessun segno di ritirarsi.

L’Unione Europea taglia i propri aiuti per i gay incarcerati e non riduce di un euro i finanziamenti al Pakistan che tiene in ostaggio Asia Bibi e minaccia di impiccagione migliaia di cristiani? Non dimenticare Asia Bibi significa anche non chiudere gli occhi su questa Europa.

Luca Volontè

Fonte: DW.com

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