27/04/2016

Tecnologia al servizio delle persone: inventati guanti parlanti

La tecnologia sa essere ‘buona’, inclusiva, davvero votata a superare gli ostacoli che impediscono a persone di pari dignità, le stesse opportunità di sviluppare la propria personalità.

In questo caso la notizia è ancor più foriera di speranza, perché questa tecnologia buona è stata inventata da due giovani studenti americani.

Si tratta di un paio di guanti parlanti: per dare voce a chi non ne ha. Questo non elimina la differenza tra un sordomuto e un normodotato. E’ ovvio. Ma aiuta a superare in modo più facile gli oggettivi ostacoli alla comunicazione che chi è muto incontra nella vita.

Li hanno chiamati ‘SignAloud’ e consentono di fare una traduzione simultanea del linguaggio dei segni in un testo parlato o in un testo scritto.

La tecnologia funziona grazie alla dotazione di sensori disposti sui due guanti che trasmettono i dati relativi ai movimenti delle mani ad un computer. Quindi, il software installato nel pc processa i dati ricevuti e li traduce in un testo parlato o in un testo scritto.

I due studenti frequentano l’Università di Washington, e si chiamano Navid Azodi e Thomas Pryor.

Grazie al loro ‘SignAloud’ hanno vinto un premio di 10 mila dollari, il prestigioso Lemelson-MIT Student Prize.

Basterà vedere i primi secondi del video seguente per capire come funzionano i ‘SignAloud‘.

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza“, disse l’Ulisse di Dante ai suoi compagni: l’uomo dai tempi del fuoco e della ruota grazie all’ingegno che gli è proprio crea modi sempre nuovi e sempre più sofisticati per superare se stesso. Purtroppo l’applicazione tecnica delle scoperte scientifiche può dar luogo a tecnologia indirizzata a fini buoni o a fini cattivi: la libera scelta fra il bene e il male è un altro tratto distintivo dell’umano. E così, la pietra affilata può tradursi nel bisturi che salva la vita al malato, o nel pugnale del sicario.

Fossero tutte le invenzioni come SignAloud!...

Redazione

Fonte: Il Fatto Quotidiano



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