17/08/2015

Teoria gender ancora smentita: la storia di Joe/Joella

La teoria gender è un’ideologia e, come tutte le ideologie, non ha riscontro nella realtà. Chi la sostiene pensa però come Hegel che se i fatti non si accordano con la teoria... tanto peggio per i fatti! Anche Nietzsche diceva che i fatti sono stupidi.  Ma il buon senso e la concretezza, tipiche del mondo latino e cristiano, hanno invece sempre sostenuto che “contra factum non valet argumentum”.

Benedetta Frigerio su Tempi racconta la storia di Joe/Joella, un bambino cresciuto come una femmina, senza però mai sentirsi tale. L’ennesima riprova che maschi o femmine si nasce, non si diventa...

«Ho sofferto a lungo per problemi relazionali e di amicizia, solo per colpa del fatto che non sapevo chi fossi»; «Tutti avevano superato grandi ostacoli per cambiare il mio certificato di nascita, tanto che non mi ero mai permesso di pensare al fatto che in verità ero un uomo»; «Mi sentivo come se la mia identità mi fosse stata rubata quando avevo un anno e la rivolevo indietro»; «Sono stato cresciuto in tutti i modi come una ragazza, quando invece ero un maschio».

Joe Holliday, icona della battaglia per il cambio di sesso in tenera età negli anni Novanta, ha scelto di raccontare in prima persona la sua vicenda sul Daily MailPer certi versi, anche se con esiti molto meno drammatici, la sua storia ricorda quella di Bruce Reimer, il bambino cresciuto come una bambina da uno dei guru dell’ideologia gender, John Money”.

Joe nacque nel 1988 affetto da una rara malformazione. Un importante urologo di Great Ormond Street disse ai genitori che il bambino doveva essere educato come fosse una femmina.

Fu così che Joe diventò Joella. I genitori si separarono e la madre sposò un altro uomo.«Al matrimonio portavo un abito lungo con fiocchi e fronzoli. Sapevo che non ero io, ma sopportavo tutto». La madre, per le difficoltà burocratiche a far cambiare il certificato di nascita di Joe, si rivolse alla stampa. Il caso arrivò sulle prime pagine dei quotidiani, coinvolgendo numerose celebrità dell’epoca. Su tutte la principessa Diana che inviò a «Joella» una lettera di sostegno per la sua battaglia.

«Avevo solo otto anni – ha scitto Joe sul Daily Mail -, e iniziai ad apparire agli show televisivi di prima mattina». E anche se «la maggior parte delle persone erano gentili» a scuola la situazione divenne insopportabile: «Alla scuola elementare ero vittima di un terribile bullismo». Dopo dieci anni di battaglie, nel 1998, la madre ottenne il cambio dei documenti; ci fu una «grande festa» e il suo nome riapparve «sulle prime pagine dei giornali». Nonostante ciò, «cominciai a percepire che la mia vita si complicava e nell’adolescenza cominciò una spirale che mi portò fuori controllo». Bludental

«Sapevo che non avrei mai avuto nessuna relazione» e che «non avrei mai avuto una famiglia». «Era come se non mi sentissi del tutto umano», ha scritto sul quotidiano inglese.

«Quando giocavo avevo sempre ruoli maschili, volevo essere il pompiere e l’eroe, mai la principessa».

Insomma, si sentiva maschio. “Così Joe/Joella pensò al suicidio e, dopo qualche visita per curare il suo stato depressivo, iniziò ad assumere farmaci per curare la sua angoscia: «Ma mi sentivo ancora confuso e infelice». Così nel 2013, giunto ormai all’età di 25 anni, il ragazzo fu visitato da uno specialista del Pilgrim Hospital di Boston. Il medico lo sottopose al test del cromosoma. Pur sapendo che «questa era l’unica cosa che avrebbe risposto alla domanda sul mio genere sessuale», Joe non si era mai sottoposto al test per paura di provocare dolore e sensi di colpa alla madre. I risultati furono chiari: i cromosomi sessuali di Joe erano XY. Maschio”.

«Mi sentii come se la mia identità mi fosse stata rubata quando avevo un anno e la rivolevo indietro». «Sono stato cresciuto in tutti i modi come una ragazza, quando invece ero un maschio».

 

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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