27/08/2018

Terapie riparative: per chi vuole, funzionano!

L’American Psychological Association (APA), si sa, ritiene che le terapie riparative della tendenza omosessuale finalizzate a riscoprire la naturale predisposizione verso il sesso opposto che c’è in tutti, sono sicuramente inefficaci e dannose. Ebbene, dopo moltissime esperienze di segno contrario all’assunto dell’APA, arriva un nuovo, recentissimo studio che va in questa direzione: Effetti della terapia sugli uomini credenti che hanno un’attrazione omosessuale indesiderata, pubblicato il 23 luglio 2018 su The Linacre Quarterly, in SAGE Journals.

Lo studio ha rilevato, in seguito all’attuazione di una determinata volontà di cambiamento dell’orientamento sessuale (sexual orientation change efforts, SOCE) da parte dei partecipanti, un significativo miglioramento della loro salute mentale. I ricercatori hanno intervistato 125 maschi residenti negli Stati Uniti, per lo più cristiani, appartenenti alle varie confessioni, ed ebrei; erano a vari livelli di esperienza dell’attrazione dello stesso sesso indesiderata. Alcuni erano sessualmente attivi mentre altri si astenevano dal sesso.

Quasi il 70% degli intervistati ha segnalato una riduzione dell’attrazione omosessuale e del relativo comportamento, con correlativo aumento dell’attrazione nei confronti del sesso opposto. Oltre i tre quarti dei partecipanti al sondaggio hanno giudicato particolarmente utili quelle tecniche SOCE che costituivano specifiche “direttive” di comportamento durante il percorso: «sviluppa relazioni non-erotiche con colleghi dello stesso sesso, mentori, membri della famiglia e amici»; «sforzati di comprendere meglio le cause della tua omosessualità e dei tuoi bisogni e problemi emotivi»; «pratica meditazione e lavoro spirituale»; «esplora i collegamenti tra la tua infanzia, le esperienze familiari e la tua attrazione o il tuo comportamento verso persone dello stesso sesso»; «impara a mantenere le distanze appropriate». I partecipanti al sondaggio hanno anche riportato, come dichiara l’abstract, «da moderate a rilevanti diminuzioni di tendenze al suicidio, abuso di sostanze, depressione e miglioramenti nelle attività sociali e nell’autostima».

George Carneal Jr., autore di From Queer To Christ: My journey into the light (Da queer a Cristo: il mio viaggio verso la luce), comunica un’esperienza analoga a quella vissuta da molti dei partecipanti a questo studio. Carneal ha trascorso 25 anni vivendo e identificandosi come omosessuale, ma ora ne è fuori da oltre 10 anni e afferma che l’attrazione omosessuale non ha su di lui il sopravvento come una volta. In un’intervista a Christian Post Monday ha dichiarato: «L’affermazione dell’APA secondo cui “le terapie di cambiamento dell’orientamento sessuale non dovrebbero essere usate perché probabilmente sono inefficaci e possono causare danni” è solo un’opinione. Ci sono innumerevoli storie di successo di persone ex LGBT che la smentiscono».

Redazione

Fonte:
Christian Post

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