01/05/2016

Transessualismo alla toilette: l’ultima follia dagli LGBT USA

Il transessualismo dilaga... al gabinetto (!),  come sanno bene i nostri lettori (si veda qui,  qui e da ultimo qui).

E la notizia, tragicomica in sé, diventa addirittura triste quando vediamo che per fare propaganda ai WC unisex viene sfruttato un bambino in evidente difficoltà nel riconoscere armonicamente la propria identità sessuata.

La notizia è stata rilanciata da Il Corriere della Sera, che ovviamente non ha perso l’occasione per un titolo tanto altisonante, quanto fazioso: “Corey Maison, lo scatto della ragazzina transgender diventa simbolo della campagna contro la discriminazione“.

Gli ideologi del transessualismo non vogliono restrizioni nell’utilizzo del WC: pretendono che si possa accedere a bagni e spogliatoi in base a ‘come uno si sente’: se un maschio ‘si sente femmina’, deve poter accedere a bagni e spogliatoi riservati alle femmine.

In alcuni Stati federati, come il North Carolina e il Mississippi, invece, sono state varate leggi che consentono a chi lo ritiene opportuno mantenere nei bagni pubblici la ‘tradizionale, antica e transfobica’ distinzione tra maschi e femmine.

La propaganda LGBT, allora, si è scatenata: è scesa in campo la Gaystapo, ha coinvolto, grandi imprese e ovviamente, anche parte dello star system, con Bruce Springsteen, Bryan Adams, Ringo Starr e Pearl Jam che hanno cancellato i concerti previsti negli Stati omofobi per protesta. Tanto che in Georgia il Governatore, sotto ricatto ‘democratico’ e egualitario, ha posto il veto.

Nè si fa scrupolo, la propaganda del transessualismo, di strumentalizzare una creatura in difficoltà.

Il protagonista della storia è Corey Maison, un bambino cui i genitori permettono di vestirsi da bambina, perché ‘si sente’ una femmina. I post su Facebook e gli articoli sui giornali non specificano se abbia intrapreso le terapie ormonali per bloccare la pubertà e avviare il procedimento di riassegnazione del sesso. La foto, scattata dalla fotografa Meg Bitton su suggerimento della madre del bambino, è stata usata dalla stessa fotografa come simbolo della campagna contro la legge del North Carolina di cui abbiamo detto sopra.

Per volere dei genitori è stato quindi diffuso lo scatto del ragazzino con le sembianze da bambina, accompagnato dal seguente testo: “Corey Maison è un transgender. Nato con l’anatomia maschile, si identifica come ragazza. Secondo la nuova legge sarebbe costretto a usare il bagno dei maschi. Se fosse vostra figlia vi sentireste a vostro agio mandandolo nel bagno degli uomini?“.

Prima di rispondere a questa domanda, c’è da dire molto sulla inclinazione ad acconsentire troppo facilmente alla procedura di ‘riassegnazione del sesso’ per coloro che soffrono di disforia di genere, lo abbiamo scritto e ripetuto.  Se poi il consenso in materia viene dato per dei ragazzini, l’errore è ancor più grave. La propaganda LGBT sta creando una moda che procurerà dolore e disperazione in coloro che ne diventano vere e proprie vittime.

C’è poi da dire che la strumentalizzazione fa ancora più paura:  per sostenere le posizioni delle lobby LGBT contro la legge, votata dal Parlamento e promulgata dal governatore Mc Crory, sulla libertà di poter istituire bagni separati per maschi e femmine, viene sfruttata senza nessun ritegno, l’immagine di un bambino.

La risposta alla domanda su Corey, infine, la lasciamo all’American Family Association, che interpreta una grande preoccupazione delle famiglie americane: il numero dei transegender, negli USA, è decisamente infinitesimale rispetto al numero dei predatori sessuali, che con queste leggi sui bagni unisex si trovano davvero a loro agio: a Seattle un uomo si è denudato nello spogliatoio di una piscina davanti alle ragazzine della squadra di nuoto del posto; in Missouri uno è stato arrestato perché colto sul fatto mentre riprendeva le donne in un bagno pubblico; in Pennsylvania un altro è stato preso mentre filmava una bambina di dieci anni (ed era in possesso di materiale pedopornografico).

E, infine, abbiamo già detto di quello che accade nei college e nelle università dove le leggi sugli spogliatoi unisex, la goliardia e gli ormoni degli studenti creano un mix – ovviamente – davvero esplosivo.

Redazione


DONA IL TUO IL 5×1000 A PROVITA! Compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico e nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e delle associazioni di promozione sociale” indica il codice fiscale di ProVita94040860226. GRAZIE!

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.