25/02/2017

Transgender al WC, diritto alla privacy, codice binario

Dopo la decisione di non continuare la causa in corso sui “bagni per tutti”, cioè sui bagni e gli spogliatoi e i dormitori femminili aperti a transgender (e... a maniaci sessuali) (vedete qui per il riassunto di tutta la questione),  Trump ha annullato la normativa di Obama in questione.

La normativa abrogata imponeva alle scuole e ai locali pubblici di abolire la differenza tra locali per maschi e femmine, in nome della tutela dei nuovi “diritti” umani, e quindi in nome del diritto dei transgender di “sentirsi” maschio o femmina, secondo il caso, e usare così il bagno, lo spogliatoio o il dormitorio corrispondente al “genere” percepito.

Come abbiamo già detto, la cosa era molto gradita non solo ai transgender, cioè allo zero virgola qualcosa degli utenti, ma anche a molestatori, guardoni e compagnia bella, come risulta dai fatti di cronaca che si sono verificati.

La questione, che in sé appare anche abbastanza ridicola, ha in realtà una importanza ideologica notevole.

Premesso che tutti vanno rispettati e aiutati con modi e mezzi idonei a star bene con se stessi e con gli altri, e questo vale anche per i transgender, il popolo LGBTQIA(...), e per tutte le minoranze di qualsiasi tipo, sembrerebbe intuitivo ed evidente che la separazione tra maschi e femmine in certi luoghi serve a tutelare la privacy (e anche l’igiene, in certi contesti) della maggioranza degli utenti. E già questo dovrebbe bastare.

Ma la separazione dei maschi e delle femmine in certi contesti (anche nelle gare sportive) è fondamentale conseguenza della natura binaria della sessualità umana: XX, XY. Tertium non datur. Tutti coloro che non si riconoscono in questa distinzione hanno un problema di identità, di disforia, più o meno grave, che non va stigmatizzato, né perseguitato, va compreso, in certi casi va curato, ma non va assecondato. E non va assecondato per il bene delle persone interessate. Soprattutto se si tratta di persone molto giovani e di bambini: è una questione di realtà. L’illusione in cui vivono i transgender prima o poi si scontra con la realtà della loro identità sessuata. E’ per questo che l’operazione di chirurgia plastica non risolve i loro problemi. Ed è per questo che l’azione normativa di Trump è in realtà volta a tutelare il vero interesse dei transgender: la realtà non può essere piegata alla fantasia e al desidero...

Ma questo discorso non vogliono neanche sentirlo quelli che sono decisi a distruggere il codice binario di cui sopra. E’ una questione ideologica di cui le persone transgender e le altre minoranze di “genere” sono le prime vittime.  E’ uno dei risvolti di quella ideologia nichilista e relativista che l’Evangelium Vitae definiva “cultura della morte” che ci avvelena  in modo particolarmente efficace da qualche decennio... ora anche al WC.

Francesca Romana Poleggi



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