31/07/2017

Transgender bambini, l’inganno e le bambole

Cedere alla propaganda politicamente corretta dell’ideologia gender è facile. Serve a darsi un tono. Per questo i giornali “di prestigio” non sanno resistere. E così,  Il Sole 24 Ore si premura di far propaganda a una bambola transgender, Sam.

La matriosca in questione – che secondo gli autori aiuta il bambino con la disforia di genere a vivere meglio, perché “non c’è niente di male ad essere oggi maschio e domani femmina – è l’ennesimo giocattolo che – secondo il Sole serve all’inclusione.

Ogni tanto ne spunta qualcuno nuovo: dalla Barbie con la barba,  al Ken col pene scolpito nel dettaglio, a il/la fotomodello/a Jazz... le bambole trangender col pene attacca-stacca, del resto, girano da 3 anni e più. Anzitutto, nei paesi scandinavi, ma anche altrove – per esempio in Spagna e in Inghilterra – le case produttrici si adeguando al gender diktat. Anzi al “transgender diktat”.

L’indottrinamento ideologico è efficace, nonostante i dati reali abbiano più volte smontato la convinzione che i bambini nascano neutri e poi diventino di genere maschile o femminile in base al condizionamento della società. L’ideologia è cieca e sorda alla verità, ma fa presa perché è ben organizzata la propaganda orwelliana che ci martella da anni.

Nell’articolo del Sole in questione, Francesco Dell’Acqua scrive: «Ascoltando il buon senso, verrebbe da dire che includere ed educare alle “diversità”, lasciandole libere di essere se stesse, senza togliere niente a nessuno dall’altra parte, è il compito che deve darsi una società progredita, laica e rispettosa di tutti. Il tema non è “cambiare l’orientamento o l’identità delle persone”, il tema è lasciarle libere di essere se stesse e accompagnarle perché trovino la loro felicità nel rispetto delle altre. Questo è il punto e questo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni azione educativa».

Vorremmo rispondere che il buon senso, dice che si nasce o maschi o femmina. Il buon senso delle mamme e delle nonne, da che mondo e mondo, ha insegnato a mostrare al bambino o alla bambina apprezzamento per quello che è. Da che mondo è mondo i bambini (specie se hanno sorelline o cuginette nei paraggi) hanno giocato con giochi da femmine e viceversa: mai nessuno si è sognato – col buon senso – di reprimere tali giochi, ma neanche si è industriato per avviare la cura ormonale per bloccargli la pubertà.

Lasciare liberi di essere se stessi e accompagnare i bambini nella crescita, vuol dire anche aiutarli a ritrovare la strada che si fosse smarrita per qualche motivo. Al bambino di dà un’educazione (e – ducere, tirar fuori ciò che hanno dentro...).

Un’educazione alimentare: si rispettano i suoi gusti, ma si cura affinché abbia un nutrimento sano e bilanciato; un’educazione circa i ritmi sonno veglia; un’educazione alla convivenza sociale nel rispetto di sé e degli altri (tipo: non si mettono le dita nel naso e si chiede “per piacere”...). Si dà un’educazione anche di genere, nel senso che, con rispetto, delicatezza  e amore, si e-duce e si conferma il genere corrispondente al sesso biologico innato.

E se i bambini presentano davvero la disforia di genere, si lasciano in pace, perché di solito essa rientra da sé con la pubertà.

Invece, insegnar loro che si può essere ciò che si vuole è una menzogna distruttiva della psiche del bambino stesso e della società del futuro. I maschi NON diventano femmine (e viceversa), anche quando sembrano femmine: illuderli del contrario è una vera cattiveria.

E se  il buon senso, al riguardo, non fosse sufficiente, si potrebbe invitare il giornalista del Sole a leggere qualche articolo scientifico (della scienza vera, quella che si basa sul principio dell’adequatio rei et intellectus, non dell’ideologia falsa e astrusa che si paluda da pseudo-scienza).

Di recente siamo tornati sull’argomento grazie al contributo che ci ha dato un affermato psicoterapeuta, il dottor Roberto Marchesini. E’ stato pubblicato sul numero di luglio della nostra rivista cartacea Notizie ProVita. Presto lo pubblicheremo on line, su questo portale, sperando che possa servire ad aprire gli occhi di chi ancora non è completamente accecato dall’ideologia.

Per il bene dei bambini.

Perché insegnare ai bambini che “essere transgender è normale” è una vera cattiveria.

Redazione

 


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