18/08/2018

Transgender in UK: diritto alla tutela della fertilità

In Inghilterra la Equality and Human Rights Commission (EHRC, Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani) sta minacciando azioni legali contro il National Health  System (NHS, servizio sanitario nazionale) per censurare la sua politica “discriminatoria” ai danni della comunità transgender. Un nuovo “diritto umano”, infatti, si staglia all’orizzonte: la transgenitorialità, ovvero la possibilità, anche per le persone transgender, di mettere al mondo dei figli biologici senza rinunciare alla transizione di genere. In che modo si dovrebbe attuare tale diritto? Semplice: come da routine per la fecondazione artificiale, si prelevano i gameti dal soggetto interessato e si conservano fino al momento in cui il “titolare” dovesse decidere di “usarli” per (pro)creare dei figli.

Dunque, come i pazienti sottoposti ad altre forme di trattamento medico – pensiamo alla chemioterapia – ricevono un danno alla fertilità, e beneficiano dei fertility services, così anche i transgender, per via del trattamento ormonale, vengono a trovarsi nelle medesime condizioni e pertanto devono anch’essi poter tutelare i propri “diritti riproduttivi”. Questo è il ragionamento dell’EHRC, come illustrato da Rebecca Hilsenrath, direttore generale: «Le nostre leggi e i nostri valori proteggono coloro che cercano un trattamento per la disforia di genere. Ciò significa che, laddove necessario, dovrebbe essere reso disponibile un trattamento per garantire che l’accesso ai servizi sanitari sia libero da discriminazioni. Una scelta fra il trattamento per disforia di genere e la possibilità di avviare una famiglia non è una scelta reale. Abbiamo chiesto al NHS England di riflettere sulla reale ampiezza del loro mandato legale e sull’impatto sulla comunità transgender di queste politiche obsolete».

Il succo del discorso è che un transgender non può essere costretto a scegliere tra il rimedio alla disforia di genere (che secondo loro consisterebbe nell’adeguare il corpo alla mente e non il contrario) e la genitorialità biologica: bisogna garantire entrambi. «Le decisioni su quali servizi sono commissionati dal NHS England sono prese dai ministri sulla base del parere di un gruppo indipendente di esperti sanitari e rappresentanti dei pazienti, utilizzando una procedura stabilita nella legislazione primaria», ha detto un portavoce del NHS.

Intanto, come ovvio, l’iniziativa dell’EHRC incontra il plauso della comunità transgender, come testimonia Lui Asquith di Mermaids (Sirene), organizzazione benefica che sostiene i bambini trans e le loro famiglie. Asquith ha dichiarato: «Molti giovani transgender e le loro famiglie continuano a trovarsi di fronte alla decisione difficile e unica di rimandare il trattamento, spesso salvavita, di affermazione del genere, mentre negoziano la conservazione della fertilità tramite il SSN o in privato, oppure procedono nella consapevolezza che potrebbero non avere mai una famiglia biologica propria». Come ricordiamo in continuazione, i dati, che rimandano alla realtà e non all’ideologia, mostrano chiaramente che non è la transizione a salvare la vita delle persone transgender, bensì quella terapia di cui non si può parlare, pena l’accusa di omo-transfobia.

Voglio la vagina, perché mi sento donna, ma voglio essere padre: ecco perché si chiama “confusione di genere”.

Redazione

Fonte:
The Guardian

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