05/05/2019

Tregua per Vincent Lambert, scende in campo il Comitato per i diritti dei disabili

Grande sollievo per i genitori, il fratello e la sorella di Vincent Lambert che stanno lottando strenuamente per la sua vita: il Convention on the Rights of Persons with Disabilities (Crpd, Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità) ha chiesto alla Francia di non interrompere per il momento la somministrazione dell’idratazione e dell’alimentazione nel paziente.

Va ricordato che Lambert non è in fin di vita e non ha una malattia grave, inguaribile o degenerativa, è piuttosto in uno stato di coscienza alterata derivante da un trauma cranico. Secondo la testimonianza dei suoi genitori, dei suoi amici e dei principali specialisti medici, respira da solo, si sveglia al mattino e si addormenta regolarmente di notte. Ha recuperato persino il riflesso di deglutizione ma il cibo e l’idratazione devono essergli forniti attraverso un tubo, per lo stato di semi-coscienza in cui si trova. Insomma versa in condizioni simili a quelle della donna che ultimamente si è risvegliata dal coma dopo ben 28 anni. Solo che la donna in questione ha ricevuto tutte le cure necessarie per il suo stato, inclusa la fisioterapia, contrariamente a Vincent Lambert a cui viene negata la cura di base cui ha diritto, a causa della sua disabilità.

E in più è tenuto nel suo letto, rinchiuso nella sua stanza nell’ospedale universitario di Reims, nonostante le numerose proposte giunte, di trasferirlo in strutture specializzate perché riceva cure adeguate. Questa situazione inaccettabile è stata denunciata da 50 medici specializzati nella cura delle persone in uno stato di coscienza alterata che hanno anche pesantemente criticato, in un’importante lettera indirizzata al tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne, che ha condannato Vincent Lambert a morire di fame e di sete, la perizia eseguita su di lui, per il metodo inadatto con cui si è arrivati a definire Lambert “non cosciente”.

Il Crpd, che ha chiesto la sospensione dell’“esecuzione” del paziente, è composto da esperti, tra cui vi sono diverse persone disabili, quindi particolarmente sensibili a questa situazione. Inoltre, questo organismo non è caratterizzato ideologicamente da una sorta di “cultura della morte” che impregna, invece, la Cedu e che inevitabilmente influenza l’interpretazione dei diritti umani in Europa. Ad esempio, il Crpd ha dichiarato nell’ottobre 2017 che «le leggi che autorizzano esplicitamente l’aborto a causa di malformazione violano la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità».

Così come la mancanza di cure di cui il signor Lambert è vittima, la sua “;detenzione” nell’ospedale universitario di Reims e la decisione di farlo morire di sete viola le stesse disposizioni della Convenzione, in particolare quelle che vietano l’abuso e i trattamenti disumani o degradanti sui pazienti disabili. Inoltre, l’articolo 25 impone agli Stati di «fornire i servizi sanitari necessari alle persone con disabilità specificamente a causa delle loro disabilità», vietando così «il rifiuto discriminatorio di assistenza sanitaria o servizi sanitari o cibo e fluidi sulla base della disabilità».

Ci aspettiamo dunque che, una volta per tutte, chi si riempie la bocca con condanne e proclami sulla “discriminazione” esaltando i “diritti per tutti”, si ricordi che il diritto alla vita è il primo di tutti i diritti e che va perciò preservato proprio nelle persone più deboli che, da sole, non possono gridare la propria voglia di vivere né far rispettare le proprie priorità e di cui chi amministra la giustizia è chiamato in primis a fare le veci.

Manuela Antonacci

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