06/08/2017

Un altro Charlie, Dezmen Licea: #heart4dezi

Dezmen Licea è un altro bambino piccolo (non ha neanche due mesi) che sta male e che “non vale la pena curare”, come Charlie.

Dezi è nato il 26 giugno in California e ha subito un intervento chirurgico al cuore appena nato. Il  raro difetto cardiaco congenito che gli hanno diagnosticato è chiamato Total Anomalous Return of Venous Pulmonary (TAPVR).

Già ha vissuto molto più a lungo di quanto avessero previsto i medici.

Live Action dice che i genitori di Dezi stanno affrontando una situazione simile a quella che hanno dovuto affrontare i genitori di Charlie Gard.

L’ospedale, che dovrebbe  fornire assistenza medica e curare anche chi non può guarire, secondo una visione utilitaristica che sta diventando predominante, propone troppo facilmente di “mettere a dormire” (per sempre) i piccoli malati. Se i genitori non accettano, li dimettono o rifiutano di ricoverarli.

Dezi è stato trasferito dall’ospedale di Bakersfield al  Valley Children’s Hospital di Madera, in California.

Dezi è un valoroso combattente, a quanto pare: la sua situazione  è migliorata. ma anche il Valley ha fatto tutto il possibile, e Dezi se ne deve andare.  La famiglia ha faticato a trovare un ospedale disposto a tenerlo: pare che il Nicklaus Children’s Hospital di Miami, in  Florida, finalmente, abbia accettato di ricoverare il piccolo.

Dezi avrà bisogno presto di un trapianto di cuore, e la sua famiglia sta raccogliendo fondi attraverso internet .

# heart4dezi

Non sappiamo nel dettaglio (così come invece si è saputo di Charlie, dove non c’era di certo accanimento terapeutico) delle vicende e delle cure che sono state fatte a Dezi. E come di lui di tutti gli altri malati con prognosi infausta, di ogni età, che popolano i nostri nosocomi sappiamo  solo che ci sono e sono tanti, ma non hanno nome né viso.

Però sappiamo una cosa: ci sono malanni gravi da cui non si può guarire. Ma non esistono “mali incurabili” (come solitamente si dice). Tutti i mali si possono e si devono “curare”. Anche quelle patologie da cui non si può “guarire”. I malati vanno assistiti, accompagnati. Dove non si possa far davvero altro, va lenito il loro dolore, vanno confortati fino alla fine naturale. Senza accorciare la loro vita.

“Non uccidere”.

Perché, a pensarci bene, siamo tutti destinati a morire, chi prima , chi dopo. Lasciamo fare al “destino”.

Redazione


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