29/06/2016

Utero in affitto e ovodonazione mortale: a chi importa?

Nirmala Carvalho, di Asianews, ci riporta notizie agghiaccianti che giungono da uno dei luoghi più frequentati dai ricchi occidentali per avere un utero in affitto e fruire del mercato di carne umana connesso: l’India. 

Nel Maharasthra la polizia ha scoperto un racket di ovuli. Le donne povere venivano convinte a “donare” i propri con la promessa di elevati guadagni (ormai la neolingua ha segnato un’altra conquista. E’ entrato nel linguaggio comune il termine “ovodonazione”, anche se di “donazione” e di gratuito non c’è proprio niente. Non dimentichiamolo e ricordiamo sempre l’importanza delle virgolette).

Nella stragrande maggioranza dei casi l’utero in affitto presuppone l’acquisto degli ovuli: non solo perché chi si vuole comprare un bambino normalmente è sterile, ma soprattutto perché nella maggioranza dei casi si tratta di uomini cui mancano il presupposto naturale per concepire un figlio: una donna.

Normalmente di donne ne servono due: una (bella e intelligente, a cui prelevare gli ovuli) e una sana e robusta che deve portare avanti la gravidanza.

Una giovane  indiana, Madhumati Thakur, 22 anni, si è ribellata al losco traffico nel quale inizialmente spinta dal bisogno si era lasciata coinvolgere: la polizia di Hadapsar (vicino la città di Pune) ha arrestato quattro donne e un’altra persona colpevoli dell’omicidio della giovane madre, e della tentata vendita del suo bambino.

Scrive AsiaNews: “La mente del racket era Nikita Sanjay Kangne, che avvicinava donne povere delle baraccopoli di Wanowrie e Hadapsar e le convinceva a donare i propri ovuli con la promessa di ingenti guadagni. Lo stesso è avvenuto con Madhumati, che però sembra si sia ribellata e per questo è stata uccisa”.

L’omicida aveva lei stesso dato l’utero in affitto e lavorava presso una clinica specializzata in fecondazioni in vitro, che pagava 15mila rupie per ogni donna [198 euro] per ogni donna che la Kangne le procurava.

Ribadisce AsiaNews che le strategie di marketing ingannevoli e la propaganda mortifera dipingono il business dell’utero in affitto in maniera diversa da quello che è: mercificazione della vita. Il bambino non è mai visto come un dono, ma come una merce da vendere.

L’utero in affitto e la cessione degli ovuli sono presentate in modo molto allettante alle madri povere. Ma il guadagno vero e miliardario in tutto il business è solo quello delle cliniche e degli intermediari.

In India il settore della fecondazione assistita fattura ogni anno circa 5 miliardi di dollari [4,4 miliardi di euro] e nel Paese ci sono più di 500 cliniche. Il settore dell’utero in affitto “produce” 6mila bambini all’anno, per un guadagno di circa un miliardo di dollari.

Al mercato dei bambini, in India la merce costa molto meno che altrove:tra i 18mila e i 30mila dollari (un terzo rispetto al prezzo negli Stati Uniti), di cui circa 8mila restano alla madre surrogante. Quando non ci rimette la vita.

Redazione


DONA IL TUO IL 5×1000 A PROVITA! Compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico e nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e delle associazioni di promozione sociale” indica il codice fiscale di ProVita94040860226. GRAZIE!

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.