03/12/2012

A tu per tu con Irene Bertoglio

Come ha deciso di scrivere il libro Intervista ai maestri?
Non è nato come progetto editoriale, ma piuttosto da una ricerca personale. Intorno ai 18 anni avevo incominciato a girare l’Italia per ascoltare le conferenze di alcuni scrittori e giornalisti, incuriosita dalla loro visione della vita, così nettamente differente da quella dominante. Si discostava in quanto scorgevo, nelle posizioni umane e filosofiche di queste persone, una maggiore umanità, una pienezza di vita che mi faceva percepire una luce nei loro occhi: come un segreto di felicità a me ancora nascosto. Così ho deciso di accostare ad uno ad uno, negli anni, le persone che ho cominciato a stimare, semplicemente per potermi confrontare e per poter porre loro gli interrogativi che mi premevano. Ho pensato poi che quanto imparato potesse essere utile anche ad altre persone “in ricerca”, e così è nata l’idea del libro.

Quale messaggio ha voluto trasmettere con questo tuo libro?
Vedo molte persone – giovani, ahimè, soprattutto – perdere occasioni di vita vera, come ho rischiato di fare io. La nostra società ci spinge ad appiattire le esigenze del nostro cuore, che sotto sotto però si fanno sentire vive, urgenti… Ho voluto raccogliere quelle che a mio modesto parere sono vere testimonianze, perché queste potessero esprimersi e donare semi di Giustizia, di Bellezza e di Verità.

Cosa ha appreso dal pensiero dei grandi pensatori cattolici che ha intervistato, come ad esempio Massimo Introvigne e Francesco Agnoli?
Da questi maestri ho appreso moltissimo: dovrei scrivere un altro libro solo su questo per risponderle! Ma, semplificando come questa sede richiede, le rispondo così: nella vita vale la pena non smettere mai di cercare la verità, sia essa esistenziale, filosofica, storica… Ognuno degli intervistati ha ben saldo questo principio. E poi stare attaccati alla realtà, guardarla e affrontarla anche quando fa male perché è solo grazie a questa affezione al reale che possiamo evitare di cadere nella trappola delle ideologie. E infine, ho avuto da loro una conferma di quanto, per indole o per Grazia!, già porto nel cuore: la Speranza. Il dolore e la sofferenza non sono fine a se stessi, ma sono la chiave misteriosa attraverso cui Dio ti riconduce al tuo destino. Paradossale e antitetico per una società come la nostra; salvifico e liberante per noi cristiani.

Qual è la sua opinione sulla situazione attuale del cattolicesimo?
Sono del parere che la Chiesa abbia bisogno di figure carismatiche, di Uomini e di Donne che, nella loro semplicità, trasmettano un Cristianesimo affascinante e coinvolgente. Non una dottrina o un’etica imposta, ma un incontro personale fatto di gesti concreti. In una società così confusa, che non crede più in Cristo ma che legge poi l’oroscopo e va dai maghi (o si crea degli idoli; pensiamo allo scientismo…), è palese l’esigenza di risposte “piene”. Personalmente ho incontrato, dopo varie peripezie, cristiani autentici che hanno saputo mostrarmi questo Volto salvifico, misericordioso, dolce e gratuito che è quello di Cristo Crocifisso. Credo che abbiamo bisogno di una Chiesa così, che il nostro amatissimo Papa incarna perfettamente.

Dialogando in rete, quali impressioni crede abbia suscitato il suo libro?
Al di là delle numerose vendite (approfitto per ringraziare tutti), le lettere che mi sono giunte mi hanno dato grande gioia. Credo che il libro sia apprezzato essenzialmente perché a parlare sono uomini e donne straordinari! Straordinari nella loro ordinarietà. Sono rimasta colpita in particolare da un lettore che, dichiarandosi ateo, mi ha scritto di essersi avvicinato al Cristianesimo tramite il mio libro. Come ha scritto Rino Cammilleri, «ecco, ora possiamo morire contenti»!

È mai stata attaccata per avere espresso certe idee riguardo alla religione?
Mi scusi se sorrido ma non ricordo un solo momento della mia vita in cui non sono stata attaccata per le mie idee. A questo proposito è molto importante «dare ragione della nostra fede»: in questo non sono molto brava perché ho un carattere troppo ardente e poco diplomatico. Mi preme però sottolineare che spesso gli attacchi più violenti arrivano proprio dai fratelli cristiani. Questo dato mi pare significativo e dovrebbe farci riflettere. Gustave Thibon ha scritto: «Come? Servite lo stesso Dio e non vi amate? Nulla è più insopportabile che servire lo stesso Dio senza avere la stessa anima».

Il suo libro può essere acquistato online e parte dei proventi della vendita vanno all’Associazione de La Quercia Millenaria. Come ha fatto a conoscere tale associazione?
La mia famiglia era amica di S. Gianna Beretta Molla di Magenta (la mia città natale). Una sera, nella sua trasmissione, Paolo Brosio ha mandato in onda un servizio su di Lei e subito dopo quello di Sabrina Pietrangeli Paluzzi, fondatrice della Quercia Millenaria, che ho subito contattato. Ma per una lettrice compulsiva come me non è difficile ritrovare riferimenti all’associazione di Sabrina e del prof. Noia, citata in diversi libri, da Rita Coruzzi a Serena Taccari: tanti sono i riferimenti in questi testi di donne che raccontano di non aver abortito solo ed esclusivamente grazie alla Quercia Millenaria.

In questo mondo secolarizzato, i giovani sono spesso in balia di sé stessi. Quale messaggio potrebbe dare loro il suo libro?
Quello di volare alto, di non vivere fluttuando nel nulla trascinati dalla corrente delle idee massificate, delle visioni superficiali, del divertimento fine a se stesso. I giovani si pongono tante domande e forse molti adulti non riescono a scorgerle perché nascoste da fiumi di pregiudizi incollati addosso a partire dalla scuola, poi dai media e così via. Questi “perché” devono riaffiorare, ma ciò non basta: bisogna che ai cattivi maestri di cui la nostra società si fa vanto, si oppongano veri maestri, coloro cioè che non strumentalizzano materialisticamente il tuo cervello, ma che prendono sul serio il tuo cuore.

L’ intervista è stata riportata anche sul sito dell’Associazione Sant’ Ignazio di Loyola, clicca qui per leggerla

di Antonio Gabriele Fucilone

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