09/02/2017

Aborto: a Foligno tutti i medici sono obiettori

Buone notizie da Foligno: tutti i medici dell’ospedale sono obiettori di coscienza, avendo dichiarato che non praticheranno mai l’aborto.

Nella città umbra, dunque, non vi saranno più bambini uccisi a spese dello Stato (e quindi nostre, a meno che non si aderisca all’obiezione fiscale – OSA).

Naturalmente questa novità non è stata accolta positivamente da tutti: chi sostiene che l’aborto è un diritto “civile” ha subito avanzato critiche sull’efficienza del servizio sanitario nazionale. Ad esempio, «la Cgil dell’Umbria ha denunciato questa situazione che “va contro le leggi dello Stato” e allo stesso tempo ha puntato il dito contro l’Usl 2 Umbria che non è intervenuto in tempo per sanare questo disservizio: “Il fatto è ancora più grave visto che le dimissioni del medico in questione erano previste da tempo e, quindi, la direzione generale della USL Umbria 2 avrebbe dovuto bandire un concorso per ginecologi non obiettori (quindi i medici obiettori sono discriminati?, ndR) o ricercare professionisti che abbiano questa caratteristica. È inaccettabile il mancato rispetto di una legge dello Stato, è inaccettabile che non si pensi alla salute delle donne e alla loro volontà di autodeterminazione».

Si tratta di critiche pretestuose e, in realtà, anche piuttosto deboli: è sufficiente spostarsi di qualche decina di chilometri per trovare altre strutture ospedaliere che praticano l’aborto gratuito e su richiesta. O si vorrebbe avere tutto sotto casa? E qual è la vera salute della donna, macchiarsi di un gesto che la segnerà psicologicamente per l’intera esistenza? E, infine, all’autodeterminazione del bambino nel grembo materno chi ci pensa?

I prolife, invece, pur consapevoli che si tratta di una goccia nell’oceano di morte di bambini innocenti, non possono che rallegrarsi per la notizia di Foligno.

Notizia che non può che stimolare un’altra riflessione: come mai così tanti medici fanno obiezione di coscienza all’aborto? Sono forse tutti “oscurantisti cattolici”? No, di certo. La verità è che chi svolge la propria professione medica con spirito volto alla cura e con sguardo scientifico (senza i paraocchi dell’ideologia) ha evidenza del fatto che fin dal concepimento si è di fronte a una nuova vita, unica e irripetibile (anche nel caso in cui la stessa coppia concepisse un altro figlio, sarebbe comunque diverso, come vediamo comunemente nei fratelli).

In tal senso la testimonianza del medico americano Bernard Nathanson, curatore del documentario The silent scream (Il grido silenzioso), è un esempio importante. Nathanson, nel corso della sua vita, ha praticato con le sue mani circa 75.000 aborti, compreso quello su suo figlio. Oltre a questo, fu membro fondatore della National Association for the Repeal of Abortion Laws (Associazione Nazionale per l’Abrogazione delle Leggi [che vietano] l’Aborto, oggi NARAL Pro Choice America) e influì sulla decisione Roe vs Wade, che nel 1973 introdusse l’aborto legale negli USA. Un giorno, tuttavia, utilizzando la (allora nuova) tecnica degli ultrasuoni durante un aborto, si rese conto che con il suo operato uccideva un bambino. Un bambino senza voce, inerme di fronte al suo aguzzino. Da allora la sua vita mutò radicalmente, e divenne un prolife convinto e impegnato.

I medici hanno chiaro che l’aborto è omicidio. Il fatto che l’obiezione di coscienza su questo aspetto aumenti, dunque, non dovrebbe sorprendere.

Teresa Moro

Fonte: Perugia Today


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