11/08/2015

Aborto con i soldi pubblici? Basta!

L’aborto non si tocca. Il Governo ha voluto tagli di 2,3 miliardi alla sanità e ora pensa a riorganizzare gli ospedali.

Ma in questa politica di spending review nessuno ha osato colpire l’aborto di Stato.

I tecnici del ministero della Salute stanno lavorando, insieme ad altre istituzioni quali l’Aifa, la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e la Consip, per elaborare i protocolli con cui ridurre gli sprechi. Il Messaggero scrive che “l’operazione riguarda circa il 15% delle prestazioni che oggi il servizio sanitario passa gratuitamente. In cinque anni, si dovranno recuperare almeno 10 miliardi. Ai risparmi su beni e servizi si sommeranno quelli sul personale, i ricoveri e la diagnostica. Le prestazioni erogate sono 200 milioni all’anno, si ipotizza che dovranno essere 28 milioni in meno ogni dodici mesi. Analisi ed esami inutili costano oltre 13 miliardi l’anno al bilancio del sistema sanitario”. Addirittura si parla di una possibile stretta per gli esami e le ecografie alle donne in gravidanza. È stato lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin a parlarne.

Siamo in tempi di crisi economica, è vero. E allora sposiamo la proposta che ci ha fatto pervenire l’amico Giorgio Celsi, infermiere, presidente dell’Associazione “Ora et Labora in difesa della vita” e membro del Comitato No194: perché non iniziare a tagliare le spese degli aborti? Rendiamo l’aborto a pagamento! Non è possibile che per far nascere i bambini vi siano restrizioni e per ucciderli tutto sia gratuito.

Celsi ricorda che l’aborto di Stato ci costa circa 700.000.000 di euro l’anno e siamo noi contribuenti a pagarlo, per la gioia di chi ci specula sopra. Eppure la gravidanza non è una malattia da curare. E l’aborto non è una cura, ma un omicidio.

Oriana Fallaci scriveva: “Un figlio non è un dente cariato. Non lo si può estirpare come un dente e buttarlo nella pattumiera, tra il cotone sporco e le garze. Un figlio è una persona, e la vita di una persona è un continuum dall’attimo in cui viene concepita al momento in cui muore”.

Per questo motivo, come dice Celsi, “è triste pensare che solo pochissimi dei nostri politici ritengono giusto abrogare una legge che permette la soppressioni di bambini innocenti nel caldo grembo delle loro madri (l’iniqua e ingiusta legge 194), o di far almeno pagare l’aborto, che a ben vedere è l’eliminazione del frutto di un atto di amore!

Tanto più che in questo modo – prosegue – mentre si fanno sforzi ingenti per produrre la vita artificialmente, non si permette di nascere a chi è già concepito”.

“Il vero problema – conclude Celsi – è che paradossalmente fra un po’ non potremo più curare i nostri figli a meno di non avere denaro sufficiente per farlo privatamente, ma potremo invece continuare ad ucciderli gratuitamente con l’aborto“.

C’è qualche esponente del mondo politico e istituzionale disposto a far sua questa battaglia? Se non per motivi valoriali e di umanità, almeno per una ragione economica.

Redazione

 

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

Firma anche tu!

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.