28/05/2018

Aborto in Irlanda, USA, Italia: appello ai Vescovi?

Il pessimo risultato del referendum irlandese sull’aborto non deve abbattere lo spirito dei prolife più di tanto.

(Caso mai il problema si sposta a livello ecclesiale su quanto l’Irlanda sia ancora un Paese cattolico, ma non è argomento di nostra competenza)

Rispetto all’aborto, il fatto potrebbe essere interpretato come un colpo di coda del Serpente Antico che sta agonizzando (egli sa che ha già perso la battaglia finale e risolutiva, del resto).

Infatti, la deriva irlandese si inserisce in un contesto in cui comunque il valore della vita e soprattutto della vita prenatale è  visto e considerato con occhi nuovi rispetto agli scorsi decenni.

I Paesi dell’Europa dell’Est, dopo che con la dittatura comunista hanno sperimentato la massima liberalizzazione dell’aborto, stanno mostrandosi sempre più attenti alla tutela della vita, gli africani lo sono sempre stati, e dagli Stati Uniti spira un vento nuovo già da tempo: ora con l’amministrazione Trump: soffia deciso anche nelle stanze del potere istituzionale.

E l’Italia?

Le nostre recenti campagne (quella dei maxi manifesti e quella dei camion vela, l’analoga vicenda dei manifesti di CitizenGo) ci hanno dimostrato che in Italia i sentimenti sani di una base pro vita sussistono, nonostante 40 anni di propaganda mortifera. E quando le persone vengono messe in grado di ragionare su dati reali (l’umanità del concepito) la condanna dell’aborto e la necessità che le istituzioni comincino a proporre alle madri in difficoltà delle valide alternative ad esso  è pressoché unanime.

Certo, ci sono alcuni non ragionano, e altri – spesso accecati dall’ideologia – hanno un potere mediatico decisamente enorme rispetto a quello che abbiamo noi. Ma prima di qualsiasi azione, è necessaria una corretta informazione.

E qualcosa si è mosso, in senso positivo. E tanto ancora si può fare.

La gente comune lo sa e ci aiuta concretamente (altrimenti le nostre campagne sarebbero state assolutamente impossibili). Adesso ci serve che scenda in campo in modo deciso un’autorità che ancora, in Italia, ha voce in capitolo.

Se in  ogni Diocesi venisse organizzato un convegno in cui i Parroci e i fedeli che lo desiderano possano essere rettamente informati? Innanzi tutto sulle prove scientifiche dell’umanità del concepito – se ancora qualcuno avesse dubbi – poi sulle fake news circa la  salute femminile, l’aborto clandestino, l’obiezione di coscienza, ecc. ecc. ProVita offrirebbe gratuitamente i relatori e siamo certi che le altre realtà prolife non si tirerebbero indietro.

Saranno incontri dai quali si terrà fuori la politica: si farà solo informazione sulla vita prenatale e sulle conseguenze dell’aborto. L’impegno politico per modifiche della 194 appartiene ad un altro capitolo, un altro piano, non riguarda la Chiesa.

I Pastori risponderebbero a un appello del genere?

Il gregge ha bisogno di pastori che insegnino la via (e la Verità e la Vita).  Di pastori che ritenessero che l’aborto sia in qualche modo ammissibile non abbiamo bisogno. Anzi, non li vogliamo proprio.

Francesca Romana Poleggi

 

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