05/01/2016

Aborto – Per salvare una vita, basta volerlo

Riproponiamo ai nostri lettori un articolo apparso su Notizie ProVita (maggio 2013). E’ sempre attuale la testimonianza di chi lotta per la vita, contro l’aborto, sul campo, impegnando direttamente il  proprio tempo, la propria persona. 

Parla la presidentessa dell’associazione “Onora la Vita”, che ci racconta una giornata tipo di volontariato pro-life.

In compagnia di un collega, sto effettuando un volantinaggio anti-aborto. Dalla scalinata sinistra dell’uscita dell’ospedale Mangiagalli vedo scendere una giovane dai lineamenti peruviani, sorretta da una donna che saprò essere sua madre.

Mi colpiscono il suo incedere malfermo, il suo volto triste, il suo atteggiamento sconvolto. Mi avvicino: “Que te pasa, querida, necesitas algo?” (“Che ti succede, cara, hai bisogno di qualche cosa?”).

Mi spiega di essere al secondo mese di gravidanza e di trovarsi in difficoltà economiche: il fidanzato, dopo aver avuto la notizia, si è dileguato. Lei desidera la vita del figlio, ma, invece, è stata istradata all’Ufficio lì accanto, dalle assistenti sociali del Consultorio.

Afferro al volo la situazione, conosco i risultati delle visite consultoriali: un certificato di aborto timbrato, con 7 giorni di tempo per la mamma per “ripensarci”: nessuna informazione sul bimbo che porta in grembo, nessuna condivisione né aiuto da parte della psicologa: la solita freddezza “politicamente corretta”. L’abbandono totale della donna in difficoltà da parte di chi sa, per contro, che c’è la possibilità di aiutare questo bimbo innocente a venire al mondo: oltre al noto “Progetto Gemma“, in Lombardia la giunta Formigoni ha varato il “Progetto Nasko“: 300 euro mensili che, per un certo periodo, aiutano la donna sola o la famiglia in difficoltà nelle cure neonatali. Questo è un merito che pochi riconoscono al Governatore uscente della Lombardia.

aborto_CelsiOgni volontaria per la vita è dotata di annuario. Un utile volumetto che raccoglie tutti gli indirizzi e numeri telefonici dei Centri di Aiuto alla Vita operativi sul territorio nazionale: la ragazza peruviana abita in un paese nei pressi di Novara. Chiamo immediatamente il Presidente del Cav, un ottimo medico che lavora nell’ospedale di quella città. Mi risponde cordialmente, e mi comunica che è stato appena aperto un nuovo centro di assistenza, proprio nei pressi dell’abitazione della futura mamma, e si mette a disposizione per tutte le sue necessità.

La povera ragazza non aspettava altro: ho continuato a fornirle tutte le informazioni necessarie, a rassicurarla che il suo bambino sarebbe nato nonostante tutto; la compagnia della mamma, la vicinanza dei bravi colleghi del Centro di Aiuto, avrebbero determinato la vittoria della Vita del bimbo che portava fieramente in grembo, contro la mentalità abortista di chi avrebbe dovuto, per contro, fornirle tutte le informazioni (per assurdo indicate dalla iniqua Legge 194), e che non vengono mai date alle donne che vivono maternità difficili.

Quante vite si salverebbero grazie alla giusta informazione! Basterebbero un po’ di buona volontà, una minor freddezza da parte degli infermieri ospedalieri, una maggiore educazione alla vita nelle scuole, un’accoglienza gentile alle donne in gravidanza, rese maggiormente fragili dai mutamenti ormonali che avvengono nel corpo materno soprattutto nei primi mesi...

Basterebbe volerlo davvero, si dovrebbe credere nella Vita, nella Provvidenza, nella gioia che darà il sorriso del bambino.

Anna Maria Pacchiotti

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