27/06/2014

Aborto scongiurato ed è nato il nostro magnifico maschietto

La splendida storia di una donna, insegnate precaria e con un marito senza un lavoro stabile, che, per timore di non poter mantenere in terzo figlio, decise di optare per l’ aborto.

Dopo averne parlato però con dei volontari comprese quello che stava per fare, “togliere la vita ad un figlio proprio io che gliela avevo data”: anche grazie all’aiuto del Progetto Gemma, il bimbo è nato per la gioia immensa dei genitori.

Ringraziamo il mensile “Io Acqua e Sapone” per raccogliere queste importanti esperienze di vita che possono fungere da esempio per tante altre donne.

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Abbiamo lasciato il nostro paesino al sud tanti anni fa, ancora molto giovani e pieni di belle speranze. Con mio marito desideravamo poche cose: un lavoro e una famiglia serena. Lui pieno di volontà e forza si arrangiava a fare tutto e alla fine aveva trovato un buon lavoro. Io avevo avuto una gravidanza dopo l’altra e avevo faticato non poco a trovare poi un posto, precario, in una scuola. Le gravidanze erano state difficili.

Il lavoro di mio marito non andava bene. Una sera tornò a casa e, sprofondando stanco su una poltrona, mi disse che al cantiere non sarebbe tornato e che era ora di cercare qualcosa di diverso. Dopo qualche settimana trovò qualcosa, ma niente di duraturo. Finiva un lavoro e ne iniziava un altro. Poi restava fermo per giorni… E fu per questo che quando scoprii di essere incinta decisi di abortire anche contro il suo parere.

Lui non ne voleva sapere dell’aborto, io invece di avere un altro figlio, soprattutto in queste condizioni. Anche il mio lavoro non era stabile e avevo paura, tanta paura, di rimanere senza niente da dare alle nostre bambine. Era la prima volta che facevo qualcosa contro il parere di mio marito, uno dei momenti più brutti del mio matrimonio. Per questo mi sfogavo parlando con le mie amiche. C’era chi mi dava ragione, ma anche chi mi dava torto. In particolare, una mi diceva che stavo sbagliando, che dovevo riflettere su ciò che facevo, perché anche quello che aspettavo era un bambino. Ma non le davo retta, infastidita, perché non mi andava di ascoltarla e poi perché volevo fare come dicevo io e basta.

Ma più si avvicinava il giorno dell’aborto e più mi sentivo inquieta, avevo paura, ma non lo dicevo. Così, dopo tanta insistenza da parte di questa amica, accettai di parlare con qualcuno di un centro, il Segretariato Sociale per la Vita Onlus. Lei mi disse: “Lì aiutano le mamme come te” e andai all’appuntamento. Quel giorno mi ha cambiato la vita. Parlando con loro ho capito che stavo sbagliando, è come se un velo fosse caduto dai miei occhi e piano piano mi rendevo conto che stavo facendo il più grave degli errori: togliere la vita ad un figlio, proprio io che gliela avevo data. Ma chi ero io per farlo? Mi incoraggiò tanto anche il fatto di poter ricevere un aiuto economico con il  Progetto Gemma, che mi avrebbe permesso di sostenere le spese per il bambino. Mi dissero degli aiuti che avrei potuto ricevere anche dai servizi pubblici e di cui non sapevo niente e che avrei potuto contare sul loro aiuto, anche per tante altre cose. Da quel momento loro mi sono sempre stati vicini e se ho avuto un problema – e ce ne sono stati – sapevo ormai a chi rivolgermi, perché quella porta era sempre aperta per me e per tutte le altre mamme.

Dio ha voluto farci un regalo bellissimo: un maschietto forte e pieno di gioia di vivere, la luce degli occhi miei e di mio marito.

Patrizia Lupo

Fonte: Io Acqua e Sapone

 

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