13/11/2013

Aborto, si spacca la maggioranza a Tursi

Il tema etico dell’aborto divide la maggioranza che governa il Comune di Genova e fa sbarcare per la prima volta le larghe intese a Palazzo Tursi.

È il quadro emerso dalla votazione di una mozione a favore della natalità, primi firmatari i consiglieri Pdl e Pd, Stefano Balleari e Cristina Lodi, approvata dal consiglio comunale con 21 sì e 14 no su 35 consiglieri presenti.

Favorevoli Pd, Pdl, Lista Musso, Lega Nord e Udc. Contrari Lista Doria, M5S, Sel e FdS. I primi favorevoli a nuovi interventi economici a sostegno delle donne in gravidanza in condizioni di difficoltà economica per diminuire il ricorso all’aborto. I secondi contrari, con sfumature diverse, perché gli strumenti di sostegno alle donne esistono già e servirebbero, non solo soldi, ma interventi strutturali per riorganizzare la nostra società.

Un esordio difficile per il nuovo assessore al Welfare del Comune di Genova Emanuela Fracassi, che è stata costretta a interrompere per due volte i lavori del consiglio per trovare un accordo in maggioranza. Tentativo fallito.

L’aborto ha separato il Pd da Lista Doria, Sel e FdS. «La maggioranza delle larghe intese è arrivata in consiglio comunale a Genova», ha detto il capogruppo Sel Gian Piero Pastorino. «I gruppi della maggioranza sembrano corpi estranei, dimostrano la debolezza del sindaco Doria, l’incapacità della sua giunta di prendere decisioni», ha attaccato il consigliere Pdl Matteo Campora.

Botta e risposta tra i consiglieri di Lista Doria e Gruppo Misto, Marianna Pederzolli e Francesco De Benedictis. «La mozione oscura la libertà di abortire», ha detto la prima. «Ragazzina, è una mozione di vita non di morte», ha attacato De Benedictis. «Sono una consigliera, una sua collega, non una ragazzina», gli ha risposto ricevendo le scuse del consigliere del Gruppo Misto.

Con la mozione approvata il consiglio comunale ha impegnato il sindaco Marco Doria a «sostenere economicamente le nuove mamme in gravidanza che pur versando in situazioni di difficoltà economica scelgano di non ricorrere all’interruzione di gravidanza».

La mozione impegna in particolare la giunta a strutturare tali interventi tramite consultori familiari pubblici e privati accreditati, a prevedere, ove possibile, all’interno delle disponibilità di bilancio, anche un contributo economico per far fronte alle spese relative alle nascite.

Le interruzioni volontarie di gravidanza a Genova sono attestate in media negli ultimi dieci anni a circa 1.900 l’anno. Si potrebbero ridurre di oltre il 5-10% attraverso un sostegno finanziario alle madri che passi dai centri pubblici o privati accreditati.

«Esiste già un’ampia rete di servizi fornita dal Comune di Genova in collaborazione con i servizi pubblici e privati – aveva detto l’assessore Emanuela Fracassi prima che la maggioranza si spaccasse con il voto – per supportare la donna e la famiglia nelle fasi di fragilità. È vero che la Liguria ha un tasso alto di aborti ma dal 1990 al 2009 le interruzioni di gravidanza sono passate da 4.899 a 3.195 in media all’anno, il lavoro del pubblico e del privato sta andando avanti».

Fonte: Il Secolo XIX

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