11/01/2019

Aggressione anti-vita a Rovereto, parla il parroco: «Parrocchiani già minacciati»

La nuova strategia della tensione anticlericale si gioca sulla forzata contrapposizione migranti-bambini non nati. Non è andata proprio giù ad alcuni fanatici abortisti l’idea del presepe pro life allestito all’esterno della parrocchia di San Rocco a Rovereto: la scorsa notte un gruppo di facinorosi ha dato fuoco al portale della chiesa, imbrattandone i muri con la scritta: I veri martiri sono in mare.

A colloquio con Pro Vita, il parroco don Matteo Graziola, ha espresso una convinzione piuttosto marcata: i mandanti effettivi potrebbero essere dei “colletti bianchi” che portano acqua al mulino delle ideologie del “materialismo”, dell’“attacco alla legge morale” e al “cristianesimo stesso”. A dare fastidio non è stata solo l’idea di porre dei piccoli feti di plastica nella scena del presepe, in mezzo ai pastori, alle pecorelle e ai Re Magi, ma anche e soprattutto le didascalie che accompagnano l’opera, che spiegano l’ideologia che c’è dietro. Già durante le feste, il presepe pro life di San Rocco aveva sollevato le proteste di gruppi femministi, come l’associazione Non una di meno di meno di Trento, che aveva tuonato sui social, mentre l’ex presidente del Tribunale dei Minori di Trento, Bernardetta Santaniello, vi aveva dedicato un’editoriale infuocato sul quotidiano L’Adige.

«Abbiamo attinto a dati dell’Abortion World Wide Report», spiega ancora don Matteo, «secondo i quali, esclusa la Russia, in tutta Europa, nel 2015 sono stati praticati ogni giorno 5600 aborti chirurgici legalizzati». Questi dati sono stati riportati nei pannelli a ridosso del presepe, assieme ad altre informazioni dettagliate, anche di carattere storico, sull’aborto. Un’altra scritta, a grandi caratteri, riporta la seguente frase: «Il Re Erode non è mai morto. La strage degli innocenti continua…».

Da un anno a questa parte, la parrocchia di San Rocco è particolarmente attiva sul fronte pro life: lo scorso maggio ha ricevuto il camion-vela di Pro Vita e, in seguito, è stata meta del Camper per la Vita del Movimento per la Vita italiano. Le iniziative che hanno fatto innervosire gli abortisti, tuttavia, sono stati soprattutto i rosari che don Matteo e i suoi parrocchiani hanno a più riprese recitato davanti all’ospedale di Rovereto. «Quattro volte sono venuti a disturbarci ma la polizia ci proteggeva, poi sono scomparsi», ha riferito il parroco, che stamattina è andato a sporgere denuncia contro ignoti per i danni di ieri notte alla sua chiesa.

Intanto una petizione di solidarietà è stata lanciata online da CitizenGo, il cui direttore italiano, Filippo Savarese, ha commentato l’evento sul suo profilo Facebook, affermando: «C’è una nuova emergenza terrorismo in Italia ed è quella abortista. Prima ti insultano, poi ti tappano la bocca, poi danno alle fiamme le Chiese. Svegliamoci prima di scoprire qual è il passaggio successivo, perché una volta scoperto potremmo non svegliarci più».

Luca Marcolivio

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