09/03/2016

Appello del “Movimento per la Vita”: vera libertà per le donne

Anche quest’anno l’8 marzo, giorno in cui si vorrebbe riconoscere in maniera ‘ufficiale’ il ruolo e il contributo delle donne nella società, è passato.

Si sono celebrate le conquiste femminili e l’importanza dell’apporto che “l’altra parte dell’universo” fornisce in tutti i campi dell’esistenza, nella bellezza della diversità tra i due sessi. Una differenza forse non più così netta, in tempo di gender mainstreaming.

Ad ogni modo, nel 2016 rispetto a certe ‘conquiste’ delle donne sembra veramente di essere tornati indietro di decenni.
Se prima infatti le femministe lottavano per la dignità del corpo della donna, contro la donna oggetto e la sua strumentalizzazione, oggi una parte degli eredi di quelle battaglie hanno perso la bussola e promuovono pratiche che privano la donna di qualsiasi dignità, svuotando completamente di senso la cosa più grande e incredibile che le donne, e solo le donne, possono fare: dare la vita.

Oggi i paladini dei diritti e dell’autodeterminazione, trattano le donne come schiave e i loro corpi come forni, sfruttati in nome del dio denaro per soddisfare i capricci degli uomini ricchi. Eccola la donna oggetto, concezione contro la quale sono state fatte tante battaglie e su cui tanto è stato detto e scritto. Eccola ricomparire, nell’epoca dell’inganno globale, con il sorriso forzato di una ragazza in difficoltà economica all’ottavo mese di gravidanza costretta ad affittare il suo utero per soddisfare il bisogno di paternità e maternità di chi un figlio non può farlo da solo. È la schiavitù del nostro tempo.

Oggi sono in molti (da destra e da sinistradonne e omosessuali...) a lottare per mettere al bando la pratica dell’utero in affitto, e per far diventare questa pratica un reato universale. Molte di loro sono le stesse femministe (come Monica Ricci Sargentini del Corriere della Sera) che negli anni ’70 gridavano “L’utero è mio e lo gestisco io”.

Ma non così. Così, è troppo anche per loro.

E proprio ieri, 8 marzo, il Movimento per la Vita Italiano ha lanciato un appello, con il quale ha chiesto che venga “impedita la compravendita del corpo femminile anche se il reato è commesso all’estero”. Un appello alla libertà: “libertà dallo sfruttamento, perché nessuna donna sia più indotta dal bisogno a vendere i suoi gameti, ad affittare il suo utero o a prostituirsi”.

Ma non solo. La libertà per la donna è anche quella di poter dire sì alla Vita. Il Movimento per la Vita chiede infatti che “nessuna donna sia più costretta per una dolorosa costrizione economica ad abortire o abbandonare il figlio che porta in grembo”. E che, “a quasi 40 anni dalla approvazione della legge 194venga “finalmente applicata anche la parte sulla prevenzione dell’aborto” contenuta in questa norma. Il che ovviamente non basta, ma è almeno un inizio.

Il movimento pro-life italiano ha inoltre chiesto che vengano formulate norme più severe nei riguardi dello sfruttamento della prostituzione, al fine di scoraggiare chi si avvale di questa pratica fomentando il racket.

E allora per quali diritti bisogna lottare oggi? Per la carriera, per le pari opportunità, per il diritto di conciliare lavoro e famiglia? Sembra essere tornati indietro di molti secoli, ma no. Oggi bisogna innanzitutto lottare, di nuovo, contro la schiavitù.

Anastasia Filippi

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