30/01/2017

Arcigay a scuola. Anzi no si va a scuola all’Arcigay

Siamo “oltre” il gender nelle scuole: i nostri ragazzi, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, possono andare a fare uno stage presso l’Arcigay.

I non addetti ai lavori forse non sanno che una delle novità più alla moda della riforma è l’obbligatorietà di 3-5 settimane di “alternanza scuola – lavoro” nel corso del triennio delle scuole superiori. Possono essere durante l’anno scolastico e/o durante l’estate. L’esperienza  è anche oggetto di esame durante il colloquio della maturità.

La cosa è nata parecchi anni fa nelle scuole professionali, è stata poi estesa a livello sperimentale negli istituti tecnici e ora è obbligatoria anche ai licei.

Non è questo il luogo per valutare la bontà del fatto in sé. Diciamo che però un’esperienza pseudo-lavorativa potrebbe essere comunque formativa per i ragazzi che troppo spesso considerano la scuola come un luogo di svago e di riposo. stage arcigay1-Gender

Il problema è: dove mandare i ragazzi? Ci vogliono aziende e enti disposte a siglare una convenzione con la scuola, prendersi la responsabilità, dedicare tempo e risorse agli stagiaires, che per definizione non potranno essere molto produttivi...

Le scuole quindi si industriano nel ricercare tali enti e aziende. A Padova e Provincia è stato preparato un opuscolo – con la collaborazione di diversi enti (perfino della chiesa di Padova, come potete vedere sulla copertina qui a lato) – per aiutare le scuole nelle scelte.

Ma sfogliando le diverse proposte per gli studenti, tra gli enti che danno ai nostri ragazzi opportunità di formazione lavorativa, chi troviamo a pagina 15?

L’Arcigay, Associazione circolo Tralaltro. Ecco la sua offerta formativa.

stage arcigay-gender

Chissà quanti genitori saranno lieti di sapere che la scuola manda i loro figlioli a fare un’esperienza “formativa” all’Arcigay, dove saranno certamente seguitissimi da tutor specializzatti.

Chissà quanti professori e presidi saranno davvero orgogliosi di averceli mandati.

Presumiamo che anche la neo-Ministro dell’Istruzione sia davvero contenta: questo non è “gender nelle scuole”, è molto molto di più.

Redazione



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