17/05/2016

Arcigay tenta censura a Gandolfini, ma il convegno si è fatto

A Catania, la sezione locale dell’Arcigay ha tentato di impedire un convegno di Massimo Gandolfini sul gender. Senza tuttavia riuscirci.

Domenica 15 maggio, presso la sala convegni del Centro fieristico “Le Ciminiere” di Catania, il Prof. Massimo Gandolfini – Presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli – ha tenuto una relazione, introdotta dal Prof. Giovanni Di Rosa della Facoltà di Giurisprudenza di Catania, in tema di sessualità, gender e famiglia.

L’incontro era organizzato nell’ambito dell’evento dal titolo “Identità sessuata e ideologia gender: dalla ragione all’arbitrio. La famiglia sotto attacco”, organizzato da ben 22 sezioni locali di altrettante associazioni di carattere nazionale: Forum delle associazioni familiari, La Bottega dell’Orefice, Comitato difendiamo i nostri figli, Centro Italiano Femminile, Family Party, Scienza & Vita, Centro di Aiuto alla Vita di Giarre, Centro di Aiuto alla Vita di Santa Venerina, Oeffe, Associazione di solidarietà familiare Madre Teresa di Calcutta, Cammino neocatecumenale, Rinnovamento dello Spirito, Comitato Uniti per la famiglia, Associazione nazionale famiglie numerose, Ce.Fam., Ass. Consultorio Agnese Lo Certo, Centro di Aiuto alla Vita di Catania, Futurlab, Centro di aiuto alla vita San Domenico Savio, Alleanza Cattolica di Catania, Unione Giuristi Cattolici Italiani – Sezione di Catania “Sergio Cotta”.

Il Convegno ha visto la partecipazione di oltre 500 persone, intervenute a riempire la grande sala proprio due giorni dopo l’approvazione di quello ‘scempio giuridico’ che è la legge Cirinnà in tema di unioni civili.

Il Presidente del comitato promotore dell’intera iniziativa, Dott. Gino Passarello, ha coordinato gli sforzi, i contributi, il lavoro di decine di volontari delle predette diverse realtà associative, che si sono adoperate per diverse settimane per l’organizzazione dell’evento.

Il Prof. Gandolfini ha spiegato nella sua pregiata relazione, dall’alto tenore scientifico, che il corpo umano è sessuato fin da prima della nascita e fin nelle sue più ultime cellule, secondo la naturale dicotomia maschile-femminile Il relatore ha dimostrato così la inattendibilità scientifica sia della tesi di coloro che propugnano l’indifferentismo sessuale, cioè che non vi sono per natura differenze sessuali, sia la tesi di coloro che sostengono l’ideologia pansessualista, cioè l’idea che ciascuno è di entrambi i sessi.

Il Prof. Gandolfini – dopo aver ribadito almeno per cinque volte in modo chiaro che, a prescindere dall’orientamento sessuale, dalla fede religiosa o dalla ideologia politica di riferimento, ogni persona deve sempre e comunque essere rispettata, in linea anche con il Magistero della Chiesa cattolica – ha altresì dimostrato i collegamenti diretti tra l’ideologia gender e le distorsioni in atto sull’istituto famigliare che ne negano la natura, la funzione e la dignità secondo schemi ideologici di ristrutturazione sociale e antropologica, più tipici di scenari totalitari e utopistici che effettivamente umani e democratici.

Presente in sala anche un noto esponente nazionale dell’Arcigay di Catania che, come si vede dal video dell’intera manifestazione reperibile a breve presso il seguente indirizzo internet http://www.unitiperlafamiglia.it, invitato dal palco a prendere la parola alla fine dei lavori, per eventuali domande, osservazioni, precisazioni o obiezioni, non ha risposto all’appello, mancando l’occasione propizia di un confronto pubblico e aperto con il Prof. Gandolfini.

denuncia_arcigay_reggio emiliaDel resto, l’Arcigay di Catania ha tentato fin a subito di boicottare non tanto l’evento in sé, quanto piuttosto l’esercizio basilare dei diritti fondamentali di parola e di manifestazione del pensiero, in quanto ha sollevato dure proteste contro il Commissario della Città Metropolitana di Catania (l’ex Provincia) – che legittimamente aveva concesso l’autorizzazione per l’utilizzo della sala e il gratuito patrocinio per il convegno di Gandolfini -, dichiarando che si trattava di un raduno omofobo e che le istituzioni come la ex Provincia di Catania non avrebbero dovuto schierarsi a favore concedendo tutto quanto concesso.

Dopo un paio di giorni il Commissario, cedendo purtroppo alle pressioni ideologiche e agguerrite di una minoranza poco avvezza al confronto democratico e liberale, ha revocato il patrocinio, ma non l’autorizzazione tramite un comunicato disponibile presso il suo stesso sito internet.

Ciò che stupisce della vicenda sono almeno tre aspetti principali.

In primo luogo: revocare un patrocinio prima concesso non significa non schierarsi, ma schierarsi ugualmente, specialmente se a seguito le pressioni di una parte a danno di un’altra che si vuole ridurre al silenzio perché non si condividono i contenuti del suo pensiero.

In secondo luogo: non si comprende perché in un contesto democratico e liberale, di uno Stato di diritto, in cui vige sempre e comunque sopra ad ogni altra considerazione ideologica, politica o amministrativa, il disposto del primo comma dell’articolo 21 della Costituzione per cui «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», non si sarebbe dovuta svolgere la manifestazione con la relazione del Prof. Gandolfini con il patrocinio delle istituzioni, posto che pochi giorni prima le stesse pubbliche istituzioni, nella specie dell’ateneo universitario di Catania, avevano ospitato la madrina della legge delle unioni civili Monica Cirinnà, senza che nessuno ad essa avversa tentasse di limitarne o boicottarne la libertà di espressione pur non condividendone il contenuto.

Anche ammesso che il Prof. Gandolfini abbia torto nel merito su tutto – e così non è, ovviamente – in base a quale principio gli si dovrebbe impedire di parlare ed esprimere il proprio pensiero? Non dovrebbero proprio le istituzioni di uno Stato di diritto garantire sempre la libertà di parola senza tacitare preventivamente il parlante in base al contenuto delle sue parole? Chi, e in base a quali criteri, può giudicare preventivamente il contenuto del pensiero altrui prima che esso sia manifestato?

In terzo luogo: da questa triste vicenda si dimostra che proprio coloro che quotidianamente pontificano sui diritti, sulle libertà, sulle discriminazioni, sulla tolleranza, sono, con tutta evidenza, i primi a violare i diritti (di libertà di parola e di pensiero) e la libertà (di coscienza e di riunione pacifica) altrui, discriminando chi non la pensa come loro su delicatissimi temi etici come la famiglia o le unioni civili, e ad essere quindi i primi intolleranti, integrando proprio il paradosso giustamente evidenziato da Herbert Marcuse per il quale “ciò che oggi si proclama e si pratica come tolleranza è in molte delle sue più effettive manifestazioni al servizio della causa dell’oppressione”.

Aldo Vitale


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