06/07/2019

Avviso di garanzia per Emilio Coveri di Exit Italia, l’associazione per “una morte dignitosa”

Un avviso di garanzia è stato consegnato a Emilio Coveri, responsabile di Exit Italia, un’associazione che promuove il diritto all’eutanasia. Il provvedimento è partito direttamente dalla procura di Catania e riguarda il caso di una donna di Paternò (Ct), Alessandra Giordano, di cui ci siamo già occupati, deceduta lo scorso aprile nella clinica Dignitas di Zurigo in cui si pratica da molti anni il suicidio assistito e che ha visto anche il passaggio di Dj Fabo.

La storia di Alessandra, dai contorni piuttosto oscuri, era stata oggetto delle indagini della Procura di Catania. La donna, fortemente depressa dopo la morte del padre, soffriva di una nevralgia cronica, la sindrome di Eagle, che tuttavia non le dava dolori insopportabili. Solo la disperazione dettata dal suo stato depressivo potrebbe averla spinta ad accarezzare il pensiero del suicidio assistito. Un’idea impensabile per i suoi familiari, con cui ne aveva anche parlato. Finché il 25 marzo scorso un conoscente aveva incontrato, per caso, Alessandra all’aeroporto di Catania; conoscente a cui la donna non fa mistero della sua imminente partenza verso la Svizzera e che avvisa immediatamente i familiari, i quali, intuendo subito il suo piano, intervengono repentinamente allertando persino il ministero degli Esteri, ma tutto inutilmente.

Un’ultima telefonata di Alessandra fa capire loro l’inesorabilità della  decisione presa. E, pochi giorni dopo il suo arrivo in clinica, la donna già non c’è più. Tuttavia, uno degli aspetti più inquietanti della vicenda e che ha fatto partire l’avviso di garanzia dalla Procura di Catania era stato, all’epoca delle indagini, il rinvenimento postumo, tra i documenti della donna, di un articolo proprio di Emilio Coveri, la cui associazione Exit, «per il diritto a una morte dignitosa», guarda caso risultava in stretto rapporto con la Dignitas. Un articolo che è un dettagliatissimo racconto, risalente al gennaio 2018, sul periodico inviato ai soci di Exit, in cui Coveri riferisce di una telefonata ricevuta da una certa Alessandra di Paternò. «È sola e i suoi parenti non accettano che lei voglia andare a morire in Svizzera», si legge nell’articolo in questione. «Ogni tanto lei mette davanti il fatto che è credente» ma, come racconta l’uomo trionfante, dopo una lunga telefonata con lui, dichiara di aver cambiato idea e di aver deciso per il suicidio assistito.

Per questo ora il reato ipotizzato dagli inquirenti è quello dell’istigazione al suicidio che, secondo l’articolo 580 del codice penale, può essere punito con la reclusione fino ai 12 anni. Per tutta risposta, Emilio Coveri, peraltro grande amico di Pannella e protagonista di diverse “battaglie” politiche insieme ai Radicali, non solo ha ammesso di aver indicato alla donna la clinica in cui morire ma soprattutto ha dichiarato che continuerà dritto per la sua strada.

Manuela Antonacci

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