17/12/2017

Biotestamento: battaglia persa senza combattere

«Sul biotestamento, la Chiesa cattolica ha perduto una battaglia, senza combatterla. Noi non abbiamo mai vinto nessuna guerra, però almeno le abbiamo combattute».

È questo l’incipit del discorso  di S.E. Mons. Luigi Negri ad un incontro organizzato, nei giorni scorsi, nell’auditorium San Carlo di Albenga, dall’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali insieme al Centro Aiuto Vita (fonte Savona News) a margine dell’approvazione sciagurata del biotestamento .

Il mistero della vita deve interessare ai cattolici

«Oggi avviene una modificazione radicale del tessuto giuridico del nostro Paese, in ordine ai problemi della vita ed è come se la cosa a noi cattolici non interessasse più di tanto. C’è stato un tentativo condotto con molta sapienza e saggezza per confondere le acque, cioè i mezzi della comunicazione sociale hanno servito questa causa, passando il messaggio [falso, sottolineiamo noi, ndR] che questa legge va bene così come è, è inutile discuterne più di tanto, rappresenta un aspetto positivo perché allinea l’Italia con le nazioni evolute dell’Europa».

Siamo perfettamente d’accordo con lui: come Chiesa Cattolica non abbiamo giocato la partita, non siamo neanche scesi in campo.

Ma, come persone, noi di ProVita (e tante altre associazioni di ispirazione cattolica) abbiamo la coscienza a posto: sempre si può fare di più e si può fare meglio. Soprattutto, il mondo pro vita poteva essere più coeso e coordinato – quindi più efficace – nell’azione di controinformazione, rispetto alle falsità e alla confusione generata sistematicamente dai media di regime. Però, ciò che era in  nostro potere l’abbiamo fatto. Come quando è stata approvata la 194, nonostante fossi quasi una ragazzina, e ProVita non c’era,  mi sento di poter dire: «Non con il mio contributo». E ne vado fiera.

Nel suo discorso,  Mons. Negri ricorda che la vita «è il mistero della presenza di Dio che crea dal nulla il suo interlocutore, la persona umana, che diventa un avvenimento straordinario ed unico perché è figlio di Dio. La dignità umana nasce dal fatto che l’uomo non appartiene a se stesso, ma ad un altro e da quest’altro la sua vita riceve consistenza, esistenza, energia, possibilità di cammino. La vita non è oggetto di Istituzioni...».

Lo Stato deve servire ai cittadini. Non può e non deve entrare in ambiti che non gli competono

E quindi spiega che, invece, la legge sul biotestamento consente allo Stato e alle istituzioni [e soprattutto i giudici, ndR] di «interferire sugli aspetti ultimi dell’esistenza umana che non sono a disposizione di nessuno, neppure dei genitori, meno che mai delle Istituzioni civili».

«È incongruo che scompaiano i rapporti parentali e siano sostituiti dai rapporti istituzionali».

... come quando fu uccisa Eluana, contro la sua volontà...

Infatti, il biotestamento firmato chissà quando e chissà in quali condizioni obbliga il medico a somministrare l’eutanasia privando il malato di cibo e acqua, come Eluana: la “dolce morte”«per difendersi dalla quale – ricorda Negri – Eluana Englaro, che era vigile ma non comunicava, (era pretestuoso e falso dire che non era in grado intendere e comunicare), ha lottata contro questa dolce morte che l’aspettava, fino ad arrivare ad Udine (dove l’operazione è accaduta ed è avvenuto ciò che giustamente è stato definito l’omicidio di stato), con la pelle delle mani sopra e sotto incise dalle sue unghiate, perché Eluana non voleva accettare quello che si presumeva sarebbe accaduto».

La sconsideratezza dei politici

Accenna anche alla sconsideratezza dei nostri politici che «alla fine hanno votato, presi dal tempo, per far passare un risultato legislativo e per presentarsi alle prossime elezioni mostrando qualcosa. Pensate che bella cosa mostrano i partiti di maggioranza alla cittadinanza italiana, mostrano di aver favorito l’intrusione delle Istituzioni nell’ambito sacro della vita al suo nascere e al suo declino».

La presa di coscienza sul biotestamento e la deriva eutanasica in atto

Alla fine, poi chiede a tutti una presa di coscienza.

«Bisogna che i cattolici prendano coscienza che la legge sul testamento biologico è una cosa gravissima, ciò che è accaduto è una depauperazione della nostra vita sociale, è uno scardinamento degli equilibri tra le istituzioni, lo Stato esce dall’ambito specifico in cui è stato giustamente confinato, per investire il campo della vita sociale senza nessuna regolamentazione, attribuendo a se competenze che non gli sono proprie. Occorre un’opera di sensibilizzazione del mondo cattolico per ciò che è accaduto, perché tra due giorni chi ha votato queste cose farà di tutto per farle dimenticare non come contenuto, ma come ferita inferta alla vita della nostra società».

L’informazione

«Quindi, prima di tutto, bisogna informare dettagliatamente il popolo cristiano e in secondo luogo dobbiamo fare un tipo di intervento specifico su coloro che vivono in questa situazione»,  e invita i parroci ad essere particolarmente attenti quando vengono a conoscenza di malati gravi tra i loro parrocchiani: la preoccupazione pastorale per loro e per i loro parenti deve comprendere la cura delle anime e l’informazione sulle trappole che tende loro il biotestamento e la deriva eutanasica che ne consegue.

I documenti e le testimonianze pubblicati su questo nostro portale dimostrano che ciò che induce le persone a chiedere di morire è la giusta paura dell’accanimento terapeutico e del dolore. Si spieghi con chiarezza che l’accanimento terapeutico è da sempre vietato dalla morale e dal codice deontologico dei medici; si spieghi che le cure palliative – quelle vere, quelle buone – sono efficaci contro il dolore. Si ricordi che la presenza e l’affetto delle persone care è la prima tra le cure necessarie a chi soffre.

La mobilitazione

Infine, Mons. Negri invita alla mobilitazione: «In previsione di tentativi di reduplicare questo successo in altro campo, è necessario che il popolo cristiano venga invitato a vivere in uno stato di permanente mobilitazione. Il popolo italiano ha avuto un esemplare capacità di mobilitazione sui temi dell’educazione, con i due family day ... una mobilitazione permanente, che non è andare a cercare il pericolo dove non c’è, ma è una sensibilità a non lasciar passare imprudentemente niente perché tutto ciò che è concesso all’approssimazione ci viene incontro come legge già fatta e stabilita.

E la gerarchia della Chiesa?

Questo lavoro di mobilitazione deve vedere unita la diocesi, unito il gruppo delle diocesi in una regione, perché questi non sono problemi che si possono risolvere soltanto nell’ambito di una singola diocesi», ha concluso l’arcivescovo.

Su questo ultimo punto vorremmo insistere: noi di ProVita siamo parte di quel popolo cristiano che è in permanente mobilitazione. Noi, che siamo stati parte attiva dell’organizzazione dei family day, chiediamo a  tutti i Vescovi cattolici il coraggio e la determinazione cui si riferisce Mons. Negri.

Perché la battaglia sul biotestamento è stata persa innanzi tutto dalla Chiesa istituzionale che non ha combattuto e non ha sostenuto e incoraggiato il popolo cristiano che si è mobilitato.

Francesca Romana Poleggi


FIRMA ANCHE TU

Per la salute delle donne:

per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.