20/05/2019

Caso Lambert: inizia la mobilitazione. In campo ieri e oggi

La vicenda di Vincent Lambert, nella sua estrema drammaticità umana e nel gravissimo vulnus etico-giuridico che sta provocando, ha avuto il merito di risvegliare una parte consistente dell’opinione pubblica sul tema dell’eutanasia. Numerosi sono stati i cittadini comuni e le associazioni presenti oggi al sit-in davanti a Montecitorio, al quale anche Pro Vita & Famiglia ha partecipato.

La difesa della vita dal concepimento alla morte naturale è un principio di diritto naturale, che prescinde dall’appartenenza politica e religiosa. Le confessioni cristiane – Chiesa cattolica e ortodosse in particolare – sono tuttavia le istituzioni religiose che, con più vigore e in modo più credibile hanno difeso la sacralità della vita in ogni suo istante.

San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium vitae (1995), esprime in più passaggi la condanna morale dell’eutanasia, erroneamente spacciata – al pari di pratiche come l’aborto, la contraccezione o la sterilizzazione – «come segno di progresso e conquista di libertà». In realtà, secondo il pontefice polacco, dietro una «tragica parvenza di legalità», con l’eutanasia, «l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi», finendo, così, per «attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri» (EV 20).

Un episodio specifico che suscitò la netta opposizione della Chiesa Cattolica fu il caso di Eluana Englaro (1970-2009). La giovane lecchese, costretta in stato vegetativo permanente dall’età di 21 anni, a seguito di un incidente stradale, a seguito di sentenza in tre gradi di giudizio, fu condannata a un’atroce morte per fame e per sete. «È inconcepibile pensare di uccidere una persona in questo modo. Quanto sta accadendo è un atto di antiumanesimo», dichiarò l’allora presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, cardinale Javier Lozano Barragan, che parlò del caso Englaro come di un «vero e proprio omicidio».

Da parte sua, l’allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Mariano Crociata, ricordò che «qualsiasi azione volta a interrompere l’alimentazione e l’idratazione si configurerebbe, al di là delle intenzioni, come un atto di eutanasia». Pertanto, il presule puntualizzò che «togliere il sondino non è un atto di pietà», mentre «la vera pietà è quella testimoniata dalle suore di Lecco, che hanno accudito finora Eluana, in coma vegetativo da 17 anni».

La Sir, agenzia di stampa della Cei, in un editoriale salutò il caso Englaro come un «momento triste», «per tutti coloro che, credenti o non, hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita a un altro, togliere la vita a una persona totalmente indifesa è una barbarie». In quelle settimane, del resto, papa Benedetto XVI aveva ribadito la condanna dell’eutanasia, definita «una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo».

Pur senza nominare esplicitamente Lambert, Papa Francesco il 20 maggio, giorno in cui sono state sospese le cure a Vincent, ha tweetato: «Preghiamo per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall’inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto».

Luca Marcolivio

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